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    Napoli, torna in carcere Gennaro Musella nipote di Maria Licciardi

    Napoli. E’ tornato in carcere Gennaro Musella, il nipote della donna boss Maria Licciardi è passato dagli arresti domiciliari alla cella.PUBBLICITA

    E stato rinchiuso nel penitenziario di Secondigliano per aver violato le condizioni degli arresti domiciliari. Deve scontare una pena di quattro anni di reclusione, confermata in appello, per un duplice tentato omicidio.
    Punti Chiave ArticoloAssistito dall’avvocato napoletano Rosario Arienzo, Musella ha beneficiato del rito abbreviato, e quindi uno sconto di pena, risarcendo le vittime e ammettendo le proprie colpe. Ha chiesto perdono, seguendo uno schema già visto tra il primo e il secondo grado di giudizio, ottenendo una sentenza meno severa rispetto a quanto richiesto dall’accusa. Condanna definitiva per duplice tentato omicidio Da casa al carcere, dove completerà di scontare la pena definitiva, Musella è stato condannato a quattro anni per duplice tentato omicidio. E’ stato trasferito dal regime degli arresti domiciliari al carcere per aver violato le regole imposte. Questa violazione, simile a un’evasione, ha portato all’inasprimento delle misure cautelari.
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    Camorra, il clan di Aldo Picca: una dinasty familiare. Il ruolo di fratelli e figlie

    Sono complessivamente 53 gli indagati dell’inchiesta sul clan che il boss Aldo Picca di Teverola aveva deciso di riorganizzare insieme con Nicola Di Martino per prendersi lo spazio lasciato libero dai Casalesi.PUBBLICITA

    A Teverola, a Carinaro aveva imposto il pizzo a tutti i commercianti, aveva deciso di investire nel business delle imprese ma anche nel traffico di droga. E per farlo avevano coinvolto anche i familiari: dai fratelli ai figli.
    Punti Chiave ArticoloI cui nomi compaiano tra gli arrestati e gli indagati nelle oltre 600 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Marco Carbone del tribunale di Napoli, su richiesta del sostituto procuratore Simona Belluccio della Dda partenopea. Sono tutti accusati di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione di armi, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Ci sono i tre fratelli di Aldo Picca ovvero Luigi, Raffaele e Giuseppe. E poi le due figlie Cira e Laura. La prima 45enne, colpita da divieto di dimora nel comune di residenza, e la seconda 41enne, indagata a piede libero. E ancora un altro parente Giovanni Picca di 41 anni. Era un sorvegliato speciale il boss di Teverola, Aldo Picca, quando dall’aprile 2021 fino all’aprile 2023, ha iniziato a seminare il terrore tra i commercianti della zona, imponendo un vero e proprio monopolio delle slot machine.
    Ben 7 i titolari di bar e pasticcerie, perlopiù con sedi a Teverola, che sono stati costretti a sottoscrivere dei contratti per l’installazione di slot machine all’interno dei loro esercizi commerciali e a consegnargli una percentuale dei proventi derivanti dalle giocate. Nel gruppo di vertice della cosca figurano anche Salvatore De Santis, Carmine Di Tella, Giuseppe Laudadio, Giuseppe Sarno, Francesco De Chiara, Antonio Zuppa e Michele Vinciguerra svolgevano un ruolo operativo essenziale, coordinando le attività estorsive a cantieri, commercianti, nonché l’imposizione di apparecchi slot-machine e determinati istituti di vigilanza controllati dalla camorra. Il reggente, durante i periodi di detenzione, si alternava con Nicola Di Martino per impartire le direttive ai sodali. Riguardo alle condotte estorsive, i commercianti erano costretti non solo a versare i proventi delle giocate ma anche a rifornirsi delle macchinette dagli ‘amici del clan’. La somma di 150 euro era quanto l’estorto doveva versare allo scagnozzo di turno. Le indagini, svolte dal 2021 al 2023, incentrate sui territori dei Comuni di Teverola e Carinaro, hanno permesso, attraverso attività di intercettazioni telefoniche e ambientali, l’analisi dei tabulati e i servizi di osservazione e pedinamento, di accertare come Aldo Picca, esponente di spicco della camorra locale e cognato di Giuseppe Quadrano (killer di Don Peppe Diana), tornato in libertà dopo 19 anni di detenzione, abbia avviato una serie di attività criminali per riaffermare il “diritto” di gestire le attività illecite su una fetta dell’agro aversano, senza sottostare alle fazioni del clan dei casalesi. Le attività illecite accertate includevano estorsioni a imprenditori e titolari di esercizi commerciali, l’imposizione di istituti di vigilanza privata e di slot-machine in bar, locali e sale slot, forniti da società a loro riconducibili o compiacenti. È stato anche accertato il tentativo di imporre i servizi di onoranze funebri. Il sodalizio criminale disponeva di armi per intimidire le vittime e i rivali. È emerso che l’associazione traeva buona parte dei suoi introiti illeciti dalla compravendita di sostanze stupefacenti, quasi in regime di monopolio, inondando di cocaina, hashish e marijuana i territori sotto il proprio controllo. Sono stati registrati casi di acquirenti che, non rispettando i pagamenti, venivano resi vittime di pestaggi e privazioni di beni personali. Contestualmente all’esecuzione dell’ordinanza di custodia, è stato notificato un decreto di sequestro di beni mobili e quote societarie per un valore di oltre 1 milione di euro. Ordinanza cautelare in carcere: Aldo PiccaNicola Di MartinoSalvatore De SantisRaffaele Di TellaGiovanni PiccaFrancesco De ChiaraAntonio ZuppaAntimo CeparanoSalvatore MuscarielloVeronika ViatkinaAntonio ZaccarielloMichele VinciguerraRaffaele SantoroLuigi StellatoCristian Pio IntelligenzaAntonio RegaAngelo RegaVincenzo MottolaEnrico Della GattaSalvatore PasquaNicola PoddaGiuseppe SarnoFabio Della VolpeLuigi AbategiovanniMarco BoscoFabio BuffardoBruno FrascarinoCarmine SfocoArmando SocialeRossano SpinosaOmar SchaivoneGiuseppe Lama Ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari Carmine Di TellaTobia AbategiovanniNatalia Watanabe Gomes Divieto di dimora in Campania Giuseppe PiccaRaffaele PiccaCira PiccaAlessio ArbolinoGiuseppe LaudadioDario Giovanni CasertaLorenzo Griffo (nella foto i due reggenti del clan: Aldo Picca e Nicola De Martino) Leggi Anche LEGGI TUTTO

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    Inchiesta Avellino, nuovo filone su appalti piano di zona

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    Si apre un altro filone nell’ambito dell’inchiesta “Dolce Vita” su appalti, affidamenti e presunti episodi corruttivi per i quali, insieme ad altri, è indagato l’ex sindaco Gianluca Festa, agli arresti domiciliari dal 18 aprile scorso.
    Le nuove indagini della Procura di Avellino riguardano gli appalti del Piano di Zona Sociale affidati a società cooperative che successivamente sono finite in indagini della Direzione Distrettuale Antimafia.
    Su disposizione degli inquirenti, finanzieri in borghese del Comando provinciale di Avellino hanno acquisto presso l’ufficio dell’attuale direttore del Piano di Zona, Rodolfo De Rosa, non indagato, una corposa documentazione sulle gare date in appalto dall’amministrazione guidata dall’ex sindaco Gianluca Festa.
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    Mario Eutizia trasferito in una cella sicura con un detenuto straniero

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    Mario Eutizia, il 47enne badante che ha confessato di aver ucciso quattro anziani, è stato trasferito in una cella di massima sicurezza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.
    La decisione è stata presa per proteggere l’uomo, considerato a rischio a causa della gravità delle accuse mossegli.
    Eutizia, che avrebbe somministrato dosi letali di farmaci agli anziani per alleviarne le sofferenze, condivideva precedentemente la cella con altri detenuti. Tuttavia, il timore che potesse subire violenze da parte degli altri reclusi ha spinto le autorità carcerarie a trasferirlo in una sezione isolata.
    Perché il trasferimento?
    All’interno del carcere, i reati commessi ai danni di anziani, donne o bambini sono spesso condannati con particolare severità. Le accuse mosse a Eutizia lo rendono un bersaglio facile per altri detenuti.
    Le indagini proseguono
    Intanto, gli avvocati di Eutizia attendono di conoscere il pubblico ministero che si occuperà del caso a Latina. Le indagini sono ancora in corso per accertare i dettagli dei fatti e identificare le vittime.
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    Airola, omicidio colposo dell’ operaio: fissata l’ autopsia

    La Procura della Reppublica di Benevento ha affidato l’ incarico per l’ espletamento dell’ autopsia sul corpo di S. F., 67 anni di Rotondi, morto su un cantiere ad Airola a Via Trociano, che si svolgerà domani presso la Sala autoptica dell’ Ospedale Civile.
    La Pubblica Accusa ha iscritto nel registro degli indagati il titolare della ditta e il proprietario del cantiere, entrambi difesi dall’ avvocato Vittorio Fucci.
    I quesiti posti dalla Procura da verificare con l’ autopsia sono stati integrati con quelli sollecitati dall’ avvocato Vittorio Fucci e dai consulenti medici di parte nell’ interesse degli indagati ed in particolare i quesiti proposti dall’ avvocato Fucci sono relativi alle ragioni che non consentano di ritenere il nesso di causalità tra la condotta dell’ operaio e la morte, quindi, sulla sussistenza di autonome cause che, indipendentemente dalla condotta, siano intervenute determinando la morte dell’ operaio S. F. Gli esiti dell’ autopsia saranno resi noti nei prossimi giorni.
    Collaboratore di lunga data di Cronache della CampaniaDa sempre attento osservatore della società e degli eventi.Segue la cronaca nera. Ha collaborato con diverse redazioni. LEGGI TUTTO

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    Camorra, ordinanza cautelare per il boss Fontanella e due complici

    Napoli. Dopo il decreto di fermo è arrivata l’ordinanza cautelare per il boss Gioacchino Fontanella e i suoi tre complici accusati di estorsione dal metodo mafioso.
    Insieme con il boss 57enne ex pentito l’ordinanza cautelare è stata notificata in carcere a Francesco Sorrentino, di quasi 50 anni, e Nicola Mendola, 52 anni.
    I tre sono accusati di aver tentato di estorcere una somma compresa tra 50.000 e 250.000 euro a un imprenditore, recandosi più volte nella sua azienda e minacciandolo verbalmente.
    L’indagine, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, ha portato i Carabinieri del Gruppo di Torre Annunziata a eseguire un’ordinanza del Gip di Salerno, che ha disposto la custodia cautelare in carcere.

    I tre sono accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo e dalla finalità mafiosa, avendo agito in concorso per agevolare il clan camorristico dei ‘Fontanella‘, attivo nella zona di Sant’Antonio Abate, nel Napoletano.
    L’ordinanza cautelare, richiesta dai pm della DDA di Salerno, è stata eseguita presso le carceri di Spoleto, Napoli-Secondigliano e Salerno, dove gli indagati erano già detenuti.

    L’indagine è partita dalla denuncia dell’imprenditore e ha permesso agli investigatori di ricostruire come i tre abbiano ripetutamente minacciato la vittima presso la sua azienda, con l’intento di estorcere denaro.
    Secondo gli inquirenti, il tentativo di estorsione è stato realizzato “con il cosiddetto metodo mafioso”, al fine di imporre e accrescere il prestigio criminale del clan ‘Fontanella’, operante nel territorio. LEGGI TUTTO

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    Maltrattamenti e lesioni all’anziana madre, donna arrestata a Latina

    Nel pomeriggio di lunedì, a Latina, i poliziotti della squadra volante hanno tratto in arresto una 53enne del posto, indiziata di maltrattamenti e lesioni aggravate ai danni della madre. Gli agenti sono intervenuti su segnalazione della sala operativa, allertata dalla vittima per una lite in corso con la propria figlia. Giunti sul posto i poliziotti […] LEGGI TUTTO