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Paziente morto dopo un intervento al cuore, la famiglia chiede giustizia


La famiglia di un 53enne di Cisterna di Latina morto in un ospedale di Roma vuole giustizia. Il dramma si consumò nel novembre del 2022, partendo da un intervento al cuore per una patologia cardiaca con la quale il paziente aveva convissuto dalla nascita.

Era stato rassicurato dai medici della buona riuscita dell’operazione, proposta come di routine e di facile esecuzione. “L’intervento non era infatti necessario, ma consigliato solo per migliorare la qualità di quella vita che però il 53enne ha perso per essersi fidato e affidato”, dice il legale che assiste la moglie e i due giovani figli del 53enne, l’avvocato Renato Mattarelli, che ha notificato l’atto di di citazione alla struttura sanitaria per l’udienza che si terrà il 18 marzo 2026 presso il Tribunale di Roma.

“È vero che il processo è appena iniziato e che solo il tribunale dovrà e potrà accertare l’eventuale responsabilità e condanna della struttura sanitaria romana”, aggiunge Mattarelli. “Ma è anche vero che, all’ingresso ospedaliero, il 53enne di Cisterna aveva una discreta (se non una buona salute) e che è solo logico e presumibile ritenere che le gravissime infezioni contratte e che lo hanno ucciso siano di natura ospedaliera. In altri termini: se il 53enne non fosse entrato in ospedale oggi sarebbe ancora in vita; non ci sarebbe una vedova; e due giovani orfani”.

Secondo l’avvocato Mattarelli, dalla lettura della cartella clinica e soprattutto dal riscontro diagnostico-autoptico del professor Fineschi della università La Sapienza, sussistono prove dirette sia della serie di errori chirurgici esitati in emorragie per la rottura dei punti di sutura, sia che le infezioni sono state contratte esclusivamente durante il ricovero.

“Risulta infatti che prima del ricovero il paziente non era affetto da alcuna infezione (che avrebbe peraltro reso ineseguibile l’intervento chirurgico) e che, invece, durante la degenza al 53enne veniva diagnosticato il contagio da infezioni quasi esclusivamente di natura ospedaliera come lo staphylococcus epidermidis e hominis, klebsiella pneumonaie e candida albicans che in pochi giorni hanno fatto collassare i principali organi vitali del 53enne e causato la morte”.

Ad aggravare la condotta medico sanitaria, l’avvocato Mattarelli afferma esservi “l’assenza di un valida informazione del paziente che non si sarebbe mai sottoposto all’intervento se correttamente informato dei rischi di morte e delle alternative terapeutiche, compresa quella di non operarsi affatto visto la non necessarietà della chirurgia”.


Fonte: https://www.h24notizie.com/sezioni/cronaca-giudiziaria/feed/


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