camorra
Subterms
Latest story
More stories
Camorra, scarcerato dopo 15 anni il boss del Vomero, Maurizio Brandi: accolto con fuochi d’artificio
Dopo aver scontato la sua pena, il boss del Vomero, Maurizio Brandi ha ritrovato la libertà.PUBBLICITA
A 58 anni, dopo 15 anni trascorsi in carcere, è tornato nella sua casa nel quartiere Arenella, ora sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata.
Punti Chiave ArticoloSecondo i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, Brandi è stato un esponente di spicco della criminalità organizzata che per anni ha terrorizzato la zona collinare. La sua scarcerazione segue di poco quella di Maria Giovanna Caiazzo, figlia del boss detenuto Antonio Caiazzo. Maurizio Brandi – come anticipato al quotidiano Il Roma – era detenuto presso il carcere di Milano Opera, da cui è uscito intorno alle 10 del mattino. Dopo un viaggio verso Napoli, è tornato a casa. L’ultima volta che si è parlato di lui risale al 2013, quando la camorra del Vomero subì un duro colpo. La Corte di Cassazione respinse i ricorsi presentati dai capi clan, obbligandoli a scontare le pene inflitte in Corte d’Appello: 16 anni per Giovanni Alfano, 20 per Antonio Caiazzo e 18 per Maurizio Brandi. Questi tre personaggi, secondo la procura, avrebbero gestito per anni le attività illecite della zona collinare in regime di monopolio. Rispetto al primo grado, in appello la condanna di Brandi fu ridotta di quattro anni, grazie a un cumulo di pene per camorra e racket. È importante sottolineare che Brandi ha scontato interamente la sua pena e non ha più procedimenti pendenti.
Nel 2011, Brandi e un membro del clan Polverino furono intercettati mentre organizzavano il pagamento delle “mesate”, ossia un compenso mensile, a favore di un detenuto e della sua famiglia. Le conversazioni avvenivano in codice: “Vieni a prendere un caffè da noi” o “Passa prima delle vacanze per dare un’occhiata al giardino”, frasi che mascheravano un appuntamento per la consegna del denaro. Il giudice per le indagini preliminari ritenne che il comportamento configurasse il reato di ricettazione aggravata dal contesto mafioso. Fuochi d’artificio l’altra sera al Vomero Al suo arrivo, è stato accolto con un rituale tipico delle scarcerazioni importanti dei boss di camorra: due sere fa, nel quartiere, sono stati sparati decine di fuochi d’artificio in suo onore. Leggi Anche LEGGI TUTTOCamorra, il clan di Aldo Picca: una dinasty familiare. Il ruolo di fratelli e figlie
Sono complessivamente 53 gli indagati dell’inchiesta sul clan che il boss Aldo Picca di Teverola aveva deciso di riorganizzare insieme con Nicola Di Martino per prendersi lo spazio lasciato libero dai Casalesi.PUBBLICITA
A Teverola, a Carinaro aveva imposto il pizzo a tutti i commercianti, aveva deciso di investire nel business delle imprese ma anche nel traffico di droga. E per farlo avevano coinvolto anche i familiari: dai fratelli ai figli.
Punti Chiave ArticoloI cui nomi compaiano tra gli arrestati e gli indagati nelle oltre 600 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Marco Carbone del tribunale di Napoli, su richiesta del sostituto procuratore Simona Belluccio della Dda partenopea. Sono tutti accusati di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione di armi, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Ci sono i tre fratelli di Aldo Picca ovvero Luigi, Raffaele e Giuseppe. E poi le due figlie Cira e Laura. La prima 45enne, colpita da divieto di dimora nel comune di residenza, e la seconda 41enne, indagata a piede libero. E ancora un altro parente Giovanni Picca di 41 anni. Era un sorvegliato speciale il boss di Teverola, Aldo Picca, quando dall’aprile 2021 fino all’aprile 2023, ha iniziato a seminare il terrore tra i commercianti della zona, imponendo un vero e proprio monopolio delle slot machine.
Ben 7 i titolari di bar e pasticcerie, perlopiù con sedi a Teverola, che sono stati costretti a sottoscrivere dei contratti per l’installazione di slot machine all’interno dei loro esercizi commerciali e a consegnargli una percentuale dei proventi derivanti dalle giocate. Nel gruppo di vertice della cosca figurano anche Salvatore De Santis, Carmine Di Tella, Giuseppe Laudadio, Giuseppe Sarno, Francesco De Chiara, Antonio Zuppa e Michele Vinciguerra svolgevano un ruolo operativo essenziale, coordinando le attività estorsive a cantieri, commercianti, nonché l’imposizione di apparecchi slot-machine e determinati istituti di vigilanza controllati dalla camorra. Il reggente, durante i periodi di detenzione, si alternava con Nicola Di Martino per impartire le direttive ai sodali. Riguardo alle condotte estorsive, i commercianti erano costretti non solo a versare i proventi delle giocate ma anche a rifornirsi delle macchinette dagli ‘amici del clan’. La somma di 150 euro era quanto l’estorto doveva versare allo scagnozzo di turno. Le indagini, svolte dal 2021 al 2023, incentrate sui territori dei Comuni di Teverola e Carinaro, hanno permesso, attraverso attività di intercettazioni telefoniche e ambientali, l’analisi dei tabulati e i servizi di osservazione e pedinamento, di accertare come Aldo Picca, esponente di spicco della camorra locale e cognato di Giuseppe Quadrano (killer di Don Peppe Diana), tornato in libertà dopo 19 anni di detenzione, abbia avviato una serie di attività criminali per riaffermare il “diritto” di gestire le attività illecite su una fetta dell’agro aversano, senza sottostare alle fazioni del clan dei casalesi. Le attività illecite accertate includevano estorsioni a imprenditori e titolari di esercizi commerciali, l’imposizione di istituti di vigilanza privata e di slot-machine in bar, locali e sale slot, forniti da società a loro riconducibili o compiacenti. È stato anche accertato il tentativo di imporre i servizi di onoranze funebri. Il sodalizio criminale disponeva di armi per intimidire le vittime e i rivali. È emerso che l’associazione traeva buona parte dei suoi introiti illeciti dalla compravendita di sostanze stupefacenti, quasi in regime di monopolio, inondando di cocaina, hashish e marijuana i territori sotto il proprio controllo. Sono stati registrati casi di acquirenti che, non rispettando i pagamenti, venivano resi vittime di pestaggi e privazioni di beni personali. Contestualmente all’esecuzione dell’ordinanza di custodia, è stato notificato un decreto di sequestro di beni mobili e quote societarie per un valore di oltre 1 milione di euro. Ordinanza cautelare in carcere: Aldo PiccaNicola Di MartinoSalvatore De SantisRaffaele Di TellaGiovanni PiccaFrancesco De ChiaraAntonio ZuppaAntimo CeparanoSalvatore MuscarielloVeronika ViatkinaAntonio ZaccarielloMichele VinciguerraRaffaele SantoroLuigi StellatoCristian Pio IntelligenzaAntonio RegaAngelo RegaVincenzo MottolaEnrico Della GattaSalvatore PasquaNicola PoddaGiuseppe SarnoFabio Della VolpeLuigi AbategiovanniMarco BoscoFabio BuffardoBruno FrascarinoCarmine SfocoArmando SocialeRossano SpinosaOmar SchaivoneGiuseppe Lama Ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari Carmine Di TellaTobia AbategiovanniNatalia Watanabe Gomes Divieto di dimora in Campania Giuseppe PiccaRaffaele PiccaCira PiccaAlessio ArbolinoGiuseppe LaudadioDario Giovanni CasertaLorenzo Griffo (nella foto i due reggenti del clan: Aldo Picca e Nicola De Martino) Leggi Anche LEGGI TUTTOCamorra il boss Aldo Picca aveva riorganizzato il clan: arrestato con 41 affiliati
PUBBLICITA
I Carabinieri del Comando provinciale di Caserta hanno arrestato 32 persone nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Dda di Napoli, culminata nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare.
Al centro delle indagini c’è il clan camorristico Picca, con il boss Aldo Picca, già condannato a 61 anni di reclusione e rilasciato nel 2023 dopo 19 anni grazie a vari sconti di pena.
Secondo il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, Picca ha immediatamente riorganizzato il clan, aggiornando i metodi criminali alle nuove tecnologie e concentrandosi su attività imprenditoriali e estorsioni.
I reati contestati includono associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione di armi, e traffico di droga.
Il boss Aldo Picca era uscito dal carcere lo scorso anno dopo 19 anni
L’operazione è stata condotta nei comuni di Teverola e Carinaro, una zona strategica tra Napoli e Caserta, dove il clan gestiva anche il traffico di droga con acquisti fino a 1 milione di euro all’anno, utilizzando POS per mascherare i pagamenti.
In totale, l’ordinanza ha coinvolto 42 persone, con 32 in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 7 con divieto di dimora in Campania. Le attività illecite includevano estorsioni, imposizione di servizi di vigilanza privata e gestione di slot-machine. Il clan tentava anche di imporre servizi di onoranze funebri.I metodi del clan si basavano sull’intimidazione, sfruttando un potere spregiudicato e un clima di omertà. Possedevano armi per intimidire e risolvere controversie interne.
Il clan traeva gran parte dei suoi introiti dal traffico di droga, quasi in regime di monopolio, con numerosi acquirenti che venivano puniti per inadempienze nei pagamenti.
Contestualmente all’arresto, sono stati sequestrati beni mobili e quote societarie per un valore superiore a 1 milione di euro.
Leggi Anche LEGGI TUTTOMaxi blitz anti camorra a Caserta: 40 arresti
PUBBLICITA
I Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta, sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di oltre 40 persone.
Sono accusati di reati quali associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione di armi, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.
Tra gli arrestati si trova anche un esponente di spicco di un gruppo camorristico operante nella provincia di Caserta.
Leggi Anche LEGGI TUTTO