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Le statistiche sul femminicidio in Italia

Le statistiche sul femminicidio in Italia

Come affrontare il fenomeno della violenza di genere

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La parola femminicidio, in Italia, è tra quelle che ricorre più spesso quando si parla di universo femminile: secondo un’analisi dell’Eco della Stampa realizzata a marzo 2019, e relativa ai mesi di gennaio e febbraio dello stesso anno, all’interno di articoli e blog il 49% delle associazioni al termine “donna” è riferito alla violenza di genere.

Numeri importanti, che fanno emergere le dimensioni di un problema che non può essere sottovalutato. È dunque compito di tutti attuare comportamenti volti a migliorare la condizione femminile e ad aumentare il rispetto verso le donne, contrastando ogni atteggiamento violento di cui veniamo a conoscenza e difendendo le vittime da ulteriori abusi.

Ciò significa, prima di tutto, capire e comprendere il fenomeno, analizzando le statistiche del femminicidio in Italia, per capirne la portata a livello nazionale.

Femminicidio in Italia: parlano i dati

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Quando si tratta di violenza sulle donne il dovere si antepone a qualsiasi altro atteggiamento: si deve denunciare, si deve parlare, si deve proteggere, si deve punire. Se l’azione preventiva e difensiva non si traduce in un atto concreto, si rischia di non creare un argine contro il femminicidio, che troppo spesso è la conseguenza di un’escalation di soprusi.

In Italia sono state 142 le vittime del fenomeno nel 2018, mentre ad ottobre 2019 se ne contavano già 94, secondo i dati Istat ed Eures: in media una ogni tre giorni.

Secondo il rapporto Eures riferito al 2018, il 78% delle donne assassinate è stato ucciso tra le mura domestiche, principalmente da compagni o ex partner, già denunciati dalle vittime nel 28% dei casi.

Violenza di genere: attenzione agli stereotipi

A preoccupare, oltre ai numeri, sono gli stereotipi, analizzati dall’Istat in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: le persone intervistate hanno trovato giustificazioni a diverse tipologie di soprusi, da quelli fisici a quelli sessuali, dimostrando che la cultura nazionale è ancora in parte legata a idee stereotipate che vedono la donna in una posizione inferiore rispetto all’uomo e non le riconoscono intelligenza, libertà e valore.

L’obiettivo è allora quello di puntare su attività di supporto, prevenzione ed educazione, in modo da poter creare un clima di rispetto condiviso da tutti.

Prevenire il femminicidio, dalla denuncia alla cultura

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Passo dopo passo, anche grazie alla diffusione della consapevolezza data delle statistiche sul femminicidio in Italia, le azioni in difesa delle donne si stanno rafforzando, con l’intento di contrastare in maniera sempre più energica le violenze verso il genere femminile.

Un primo strumento utile è quello dei Centri antiviolenza, a cui le vittime di abusi possono rivolgersi in cerca di supporto psicologico attivo; è compito delle operatrici, infatti, ascoltare e raccogliere le testimonianze sia telefoniche sia in presenza, accompagnare nella fase di denuncia e mettere in sicurezza le donne che si rivolgono alla loro professionalità ed esperienza. Quello della denuncia è un momento delicato, ma necessario, che può davvero salvare la vita: farsi aiutare da un centro può contribuire all’efficacia di questo gesto.

La lotta al femminicidio in Italia, tuttavia, non può essere affidata solo alle donne. Il cambiamento dev’essere condiviso da tutta la società. Per questo la cultura è un veicolo fondamentale di contrasto: scuola, educazione familiare, istituzioni e media hanno il compito di veicolare il messaggio che la parità non è una conquista bensì un diritto umano e che il femminicidio non ha giustificazioni o moventi passionali né può trovare alibi di nessun tipo. Emblematica in questo senso è la campagna “Questo non è amore” della Polizia di Stato, ideata per invitare le vittime a denunciare le violenze prima che sia troppo tardi.

L’attenzione tuttavia, va spostata anche verso gli uomini: una vera prevenzione, infatti, non può limitarsi ad educare chi ha subito soprusi, ma deve necessariamente agire su chi compie qualsiasi gesto che ne lede la libertà e la vita, mascherando paradossalmente il femminicidio con l’amore.

 

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