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    Napoli, la figlia del boss Bosti aveva realizzato anche la sauna abusiva al rione Amicizia

    Flora Bosti, figlia del boss Patrizio, abitava abusvamente in una delle abitazioni popolari del rione Amicizia, sgomberate stamane grazie all’intervento di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e polizia municipale.PUBBLICITA

    Le abitazioni eran tutte riconducibili ai familiari di Patrizio Bosti, reggente del clan Contini. Ma nel corso dell’intervento di sgombero di oggi si è scoperto che Flora Bosti,  non solo ha unito due unità immobiliari per crearne una sola per sé, ma ha anche annesso una parte di suolo pubblico, su cui ha realizzato una sauna.

    Punti Chiave ArticoloDue settimane fa Flora Bosti è stata arrestata dalla Squadra Mobile di Napoli nell’ambito di un’indagine interforze anti-riciclaggio coordinata dalla procura antimafia partenopea, coinvolgendo anche il padre, il fratello, e il cognato Luca Esposito. Un’altra abitazione era occupata dall’unica delle sorelle Aieta non sposata Tra le sei abitazioni sgomberate, una era occupata dall’unica cognata non sposata dei boss Francesco Mallardo, Edoardo Contini e Patrizio Bosti, che hanno sposato le sorelle Anna, Maria e Rita Aieta.
    Il decreto notificato oggi riguarda anche una decina di altre abitazioni, dove però non risiedono persone legate alla criminalità organizzata. Per questi inquilini si sta concedendo più tempo per lasciare le case, cercando soluzioni alternative che non creino traumi.
    Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Patrizio Bosti boss senza scrupoli che voleva impiccare il genero pentito

    Napoli. Sarà pur vero come ha detto il procuratore capo Nicola Gratteri che la camorra si è evoluta anzi “l’ho trovata evoluta” ma usa ancora vecchi e feroci metodi come quelle delle minacce di morte ai familiari di pentiti per farli desistere.PUBBLICITA

    Ed è quanto è stato scoperto indagando sul nucleo familiare del boss Patrizio Bosti fondatore insieme ai due cognati Mallardo e Contini della potente Alleanza di Aecondigliano con i Licciardi.

    Punti Chiave ArticoloIl boss fermato in carcere da una nuova ordinanza a una decina di giorni dalla scarcerazione non aveva esitata a minacciare di impiccare il genero Luca Esposito che per un periodo aveva deciso di collaborare con la giustizia (lo fece tre anni fa quando fu fermato con la moglie Maria, altra figlia di Bosti mentre cercavano di andare a Dubai con green pass falsi ancora in epoca covid). Patrizio Bosti: un boss senza scrupoli Dalle indagini della DDA emerge il ritratto di un boss spietato, pronto a tutto per mantenere il potere. Patrizio Bosti non ha esitato a minacciare di morte i nipoti pur di far tacere il genero Luca Esposito, collaboratore di giustizia che aveva svelato alcuni segreti del clan. Ai due nipoti ha fatto sapere di essere pronto a fargli del male e finanche di impiccare il padre. E le minacce, criptiche, sono state fatte pervenire a Esposito in carcere attraverso delle lettere solo apparentemente affettuose.
    I Contini sono considerati la cosca più potente di Napoli, paragonabili solo ai Casalesi per egemonia in Campania. Dal loro quartier generale di San Giovanniello, tra Amicizia e Arenaccia, tessono una ragnatela di potere che si estende su ben dieci quartieri cittadini. La loro influenza data dagli anni ’70, quando la Camorra si è strutturata come organizzazione criminale. Alleanze e affari Accanto ai Mallardo e ai Licciardi, i Contini hanno dato vita all’Alleanza di Secondigliano negli anni ’80. Un connubio che ha rafforzato il loro dominio e ampliato i loro traffici illeciti. Tra le loro principali attività figura il riciclaggio di denaro proveniente da droga ed estorsioni, canali attraverso cui vengono ripuliti i proventi e infiltrati nel tessuto economico sano della città. Un colpo al cuore del clan Le recenti operazioni congiunte di Procura, Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza hanno colpito duramente i Bosti, in particolare il gruppo di Patrizio, figura apicale della cosca. I Bosti, legati ai Contini da un matrimonio, rappresentano una costola importante del clan.
    Nuove accuse e un clan sotto assedio L’ordinanza di custodia cautelare ha portato all’arresto di Patrizio Bosti e dei suoi figli Flora ed Ettore, oltre che dello stesso Luca Esposito. Le accuse nei loro confronti includono minacce gravi e tentativi di ostacolare la collaborazione con la giustizia. L’operazione rappresenta un duro colpo per i Contini, che si ritrovano ad affrontare una nuova sfida nella lotta per il potere e il controllo del territorio. La zona grigia: dove il clan incontra l’economia legale Colpire i Contini significa anche colpire la zona grigia dell’economia, quell’area in cui le attività illecite si intrecciano con quelle legali. E’ qui che il clan ricicla i suoi proventi, inquinando il tessuto imprenditoriale sano e alimentando la corruzione. L’azione delle forze dell’ordine mira a smantellare questo sistema, a recidere il legame tra il clan e le attività legali, privandolo di una fondamentale fonte di potere e di consenso. Gratteri: “La lotta contro la Camorra continua” “L’operazione contro i Contini è un passo importante nella lotta contro la Camorra, ma la strada per sconfiggere questo cancro è ancora lunga. Occorre un impegno costante da parte delle istituzioni, delle forze dell’ordine e della cittadinanza per estirpare il malaffare dalle radici e costruire un futuro migliore per Napoli e per tutta la Campania. “Non sono un esperto di Camorra sul piano storico, sto imparando, sto cercando di portare il mio metodo su questa Procura e sto facendo ancora scuola guida, però è ovvio che, nel momento in cui vedo questa ricchezza e questo target di criminalità, è chiaro che si tratta di una struttura evoluta nel mondo camorristico”. Lo ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, commentando il sequestro di 4 milioni di euro e di gioielli e orologi di lusso per un valore di 5 milioni eseguito in un’abitazione nella disponibilità di un elemento apicale del clan camorristico Contini, tra i destinatari dell’ordinanza eseguita ieri. “Una delle prime cose che mi hanno sorpreso qui a Napoli – ha aggiunto Gratteri – è vedere una Camorra molto evoluta sul piano imprenditoriale, quindi molto ricca”. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Il summit a casa di Patrizio Bosti nei 5 giorni di libertà e la decisione di uccidere Salvatore Barile

    Patrizio Bosti, per un errore di calcolo nella determinazione del cumulo di pene, fu scarcerato in data 11 maggio 2020.PUBBLICITA

    Trascorre 5 giorni in libertà, per poi essere nuovamente arrestato il 16 maggioPunti Chiave Articolo2020. In questo frangente, rientrato a Napoli, riprendeva immediatamente le redini del clan, come attestato dalla intercettazioni, e convocava immediatamente i suoi più fidati accoliti.
    In quella stessa data conferì il ruolo di suo “nuovo” luogotenente a Migliaccio Antonio, figlio del più noto Migliaccio Giovanni, affiliato al clan Contini e all’epoca detenuto. Tutto ciò emerge dalle conversazioni intercettate sulla utenza in uso a OlivaAnnunziata, madre di Migliaccio Antonio, nonché dalle intercettazioni registrate in carcere durante i colloqui tra il detenuto Giovanni Migliaccio e i familiari.
     L’investitura a boss di Antonio Migliaccio Le conversazioni sono contenute nelle quasi 900 pagine dell’ordinanza cautelare, firmata dal gip Antonio Santoro, che ha colpito lo stesso boss Patrizio Bosti alla vigilia di una nuova e imminente scarcerazione, i figli Ettore e Flora e il genero Luca Esposito.
    In quella data infatti Bosti decideva una totale inversione delle linee strategiche dell’associazione, fino a quel momento impostate su una sostanziale pax mafiosa col cartello contrapposto dei Mazzarella, convocando un esponente apicale di quest’ultimo sodalizio, Salvatore Barile , detto Totoriello, con l’intenzione — emersa circa 2 anni dopo dalle intercettazioni ambientali effettuate a casa di Mazzarella Ciro di ucciderlo. Il tutto all’insaputa degli allora reggenti del clan, ovvero Botta Carmine e De Luca Gennaro, dei quali evidentemente non condivideva la gestione, tanto vero che Bosti, rientrato sul territorio, non lì convoca davanti a sé, così confermandosi l’ipotesi che egli volesse investire del ruolo di suo luogotenente Migliaccio Antonio.
    E’ verosimile che alla base di tale scelta strategica vi fosse il malcontento del boss Patrizio Bosti in ordine alla gestione delle casse del clan: ed infatti, come emergerà dai colloqui seguiti al suo successivo arresto e dalle dichiarazioni di Luca Esposito, egli aveva trovato un “buco” nelle casse del clan di diversi milioni di euro. Bosti si informò anche della gestione di territori storicamente sotto il controllodell’Alleanza di Secondigliano, come Giugliano in Campania, dove è da anniegemone il clan Mallardo, confederato nel cartello criminale. Anche questo scrive il gip: “Lo si ricava dalle intercettazioni effettuate presso il domicilio di Lìcciardi Maria, (all’epoca ancora libera e al vertice del clan Licciardi) dalle quali emergeva che, nel breve periodo di libertà, Patrizio Bosti aveva incontrato Comite Oreste, affiliato al clan Mallardo, per essere ragguagliato sulla attuale situazione criminale di Giugliano e che, in quella sede, il Bosti aveva riconosciuto al Comite la piena intraneità al sodalizio (“Disse Lui “o Mellò …incomp… disse “Tu sei la famiglia, Ok?” .(ndr. A bassa voce)…”. Poi sempre su richiesta di Patrizio Bosti, Oreste Comite aveva fissato un incontro con Amicone Giuliano, allora reggente del clan Mallardo, verosimilmente per informarsi sulla gestione del medesimo, incontro, poi, non avvenuto a seguito del nuovo arresto del Bosti. L’immediata risposta dei suoi sodali alla sua “convocazione”, la fibrillazioneregistrata nelle conversazioni telefoniche per il suo rientro a Napoli, I’investitura, nel contesto di una nuova strategia, di Migliaccio Antonio quale suo luogotenente, la preoccupazione suscitata tra i suoi avversari del clan Mazzarella per l’imminente definitiva scarcerazione, all’epoca prevista per la fine di giugno 2022. Ci cono agli atti conversazioni ambientali tra Barile Salvatore e Mazzarella Ciro, nelle quali, intuita la volontà di Bosti Patrizio di uccidere il primo, i due si preparano alla “guerra” con l’Alleanza di Secondigliano, passando in rassegna gli affiliati da coinvolgere e facendo il punto sull‘assetto attuale del cartello criminale e sulla possibilità di reperire armi), l’interesse mostrato per gli assetti criminali sul territorio di pertinenza, a Napoli e in provincia, E il gip scrive: “Queste fibrillazioni indicano inequivocabilmente che Patrizio Bosti è, nonostante la detenzione in regime speciale, ancora tenacemente al centro della scena criminale partenopea, che è ancora un personaggio dalla caratura criminale di primissimo piano, in grado, ove scarcerato, di tornare immediatamente al comando del cartello da lui diretto”. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Camorra, il boss Patrizio Bosti arrestato sull’uscio del carcere

    La Squadra Mobile di Napoli, il Nucleo Investigativo dei Carabinieri, la Guardia di Finanza e la Polizia Economico-Finanziaria, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno arrestato il boss Patrizio Bosti i figli Ettore Bosti e Flora Bosti e il genero Luca Esposito (marito dell’altra figlia Maria).PUBBLICITA

    Punti Chiave ArticoloTutti accusati di  associazione mafiosa, minacce, riciclaggio e autoriciclaggio.
    In particolare al boss, che stava per essere scarcerato, viene contestato di aver approfittato di una breve scarcerazione di due anni fa (grazie a un calcolo errato nella definizione dei giorni da scontare) per riorganizzare la famiglia criminale dell’Alleanza di Secondigliano. Gli investigatori avevano piazzate delle microspie nella sua abitazione di via Briganti al Vasto. E appena arrivato a casa Bosti avrebbe convocato i summit dettando le regole da tenere nei rapporti con i nemici del clan Mazzarella.
    Il summit intercettato a casa Bosti in via Briganti al Vasto E in quella occasione aveva affidato incarichi direttivi a soggetti di propria fiducia, decidendo una totale inversione delle linee strategiche del clan (fino a quel momento impostate su una sostanziale pax mafiosa con il contrapposto cartello dei Mazzarella).
    E sempre in quella occasione aveva impartito disposizioni agli affiliati che dovevano imporre ai soggetti intranei e/o contigui a non collaborare con la giustizia, oppure ad interrompere il percorso collaborativo. E allo stesso tempo aveva ricucito i rapporti con le altre famiglie criminali affiliate alla Alleanza di Secondigliano e, infine, dando indicazioni in ordine alla distribuzione delle “mesate”.
    I Bosti avevano riciclato in società di rifiuti ferrosi, telefonia e locazione di immobili Dalle indagini è emerso anche che Patrizio Bosti e il figlio Ettore Bosti avrebbero riciclato i proventi di truffe in società operanti nei settori dei rifiuti ferrosi, della telefonia e della locazione di immobili, utilizzando prestanome in maniera particolare cittadini extracomunitari. Oltre agli arresti, sono state eseguite perquisizioni e sequestrati due immobili e 353.709,95 euro, ritenuti profitto del reimpiego di denaro illecito. Contestualmente alle misure cautelari personali, sono state eseguite perquisizioni delegate nei confronti ulteriori 9 soggetti, in quanto possibili detentori di denaro contante o altri beni per conto degli indagati. Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Camorra, il pentito Caracallo: “Ecco chi erano gli uomini del boss e le zone di competenza”

    Napoli. Il super pentito di camorra Filippo Caracallo ha svelato agli investigatori della Dda di Napoli anche un retroscena e un vezzo che riguarda Feliciano Mallardo uno dei boss fondatori dell’Alleanza di Secondigliano e cognato sia di Eduardo Contini sia di Patrizio Bosti.PUBBLICITA

    Il boss dell’area giuglianese amava molto i corni portafortuna e in un’occasione i Contini gliene regalarono uno d’oro del peso di circa 200 grammi con un diamante.

    ” …ho conosciuto personalmente Eduardo Contini negli anni 92/93 quando frequentava casa di Mallardo Francesco e Mallardo Giuseppe. Ho conosciuto i fratelli Salvatore e Carmine Botta, capi del Clan Contini con roccaforte all’interno del Rione Amicizia.

    Ho ancora conosciuto Tonino detto o’ peccerillo, affiliato del Clan Contini e cognato di Ciccio, Eduardo e Bosti, cognato di Ciccio Maliardo, Contini e Bosti Patrizio. Ho anche conosciuto Egidio Annunziata, detto cervella, sempre affiliato al clan Contini. A volte venivano loro a Giugliano, altre volte andavamo noi dei Maliardo a Napoli.

    C’è sempre stato un forte legame e sono tutt’ora clan attivi sulla zona.Si tratta di famiglie senza alcun problema economico. So che il clan Contini svolge tra le proprie attività illecite l’attività del contrabbando di sigarette e quella del falso abbigliamento, scarpe, trapani).

    Posso dire che il gruppo tra i vari clan cui mi riferisco viene denominato “Alleanza di Secondigliano.
    Il gruppo Contini e Bosti è un gruppo unico con diverse fazioni controllate da diversi affiliati. Ad esempio Dell’Aquila, detto peppe o ciccio controllava la zona del Vasto; Tonino Peccerillo mi pare controllasse la zona delle Case Nuove; i fratelli Salvatore e Carmine e Botta nel Rione Amicizia. Mario Pomatico, altro affiliato che mi pare si occupasse dell ‘Arenaccia.

    Altro affiliato era Giuseppe Del Piano che gestiva la zona dei Ponti Rossi. La zona di via Stadera era invece gestita da Paolo Di Maro, detto Paoluccio o nfermiere. Noi tutti gli anni durante le festività natalizie portavamo regali di ingente valore, tipo Rolex o scarpe di un certo valore sia alla famiglia dei Licciardi che a quella dei Contini.
    Viceversa gli stessi elargivano regali del medesimo tipo. In particolare Napoli inviava Rolex di grande valore. Feliciano Mallardo amava molto i corni ed in una occasione i Contini gli regalarono un corno d’oro del peso di circa 200gr con un diamante.
    Non so dire bene ora il territorio dei Contini da chi è controllato. Di sicuro Salvatore e Carmine Botta di cui, però, non so dire se siano entrambi o meno liberi o detenuti. Taglialatela mi ha mandato lo scorso Natale i saluti ma non ricordo se di Carmine o di Salvatore.
    Mi ero anche riproposto di andarli a trovare cosa che poi non ho fatto. Mi sono interfacciato con i Contini fino a che è stato libero Ettore Bosti. L’ho visto in qualche ulteriore occasione dopo gli episodi di cui ho detto legali alla sparizione di Michele De Biase, avvenuta mi pare nel 2015. Poi, successivamente non ho più avuto modo di incontrarlo … “
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    Camorra: ecco tutti i 30 clan della “galassia” dei Contini

    Gli investigatori sono riusciti a ricostruire l’organigramma del clan Contini, costituito da una serie di sotto-gruppi sempre tutti sotto il controllo dei “padri fondatori” Patrizio Bosti ed Eduardo Contini.PUBBLICITA

    E’ quanto emerge dalla lettura delle 370 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Carla Sarno nella quale risultano indagati 36 affiliati ed è venuta fuori la scissione del gruppo della Cittadella di Casoria con la famiglia Lucarelli al controllo.

    Punti Chiave ArticoloAi vertici della cosca oltre ai due fondatori ci sono Rita Aieta, Ettore Bosti cl. 1979, Ciro Di Carluccio, nonché da Giuseppe Ammendola, Salvatore Botta cl.1950, Antonio Aieta,  Salvatore Botta, Vincenzo Tolomelli cl. 57, Nicola Rullo,  Antonio Muscerino e Alfredo de Feo quali capi, promotori, organizzatori e referenti territoriali.
    Nonché da Francesco Francesco quale co-dirigente del clan Contini a partire dal 2014. Per gli investigatori il clan ha il controllo delle attività illecite nei quartieri napoletani di Secondigliano, Rione Amicizia, “San Giovanniello”, “Borgo S. Antonio Abate”, Ferrovia e Vasto-Arenaccia, “Stadera- Poggioreale”.
    A questi aderiscono, con precise ripartizioni di ruoli e responsabilità interne, numerosissimi altri affiliati suddivisi in plurime articolazioni, comunque facenti capo al medesimo vertice -costituito da Edoardo Contini e Patrizio Bosti e dai soggetti a essi strettamente legati, tra i quali Ciro Di Carluccio, Ettore Bosti cl. 79 e Rita Aieta- e tra loro in costante rapporto operativo e decisionale;. Articolazioni individuate nei gruppi di seguito indicati, ciascuno diretto da uno o più “luogotenenti”: gruppo del “Vasto-Arenaccia” diretto da RULLO Nicola e da MUSCERINO Antonio;gruppo del “Borgo S. Antonio Abate” diretto da AMMENDOLA Gaetano e TOLOMELLI Vincenzo cl. 57;gruppo del “Rione Amicizia”, diretto da BOTTA Salvatore cl 50;gruppo di “San Giovanniello”, diretto da AIETA Antonio e da DE FEO Alfredo;gruppo dela “Stadera-Poggioreale”, diretto da DI MAURO Paolo, fino alla sua morte, dalla cui scissione è nato il gruppo della “Cittadella”. Tutti attivi nell’ambito della sfera di influenza, indirizzo e controllo propria del dominante cartello camorristico noto come Alleanza di Secondigliano o come “il Sistema”, facente capo, oltre che alla famiglia mafiosa dei Contini, altresì alle famiglie mafiose dei Licciardi (promossa diretta ed organizzata nel tempo dapprima da Licciardi Gennaro, deceduto, in seguito ed ancora attualmente da Licciardi  Vincenzo,  pur detenuto, Licciardi Pietro, pur detenuto, Licciardi Maria e Teghemié Antonio, radicata nei territori cittadini e nei quartieri dove operano i rispettivi gruppi:
     I quattro gruppi controllati dai Licciardi della “Masseria Cardone” diretto da ESPOSITO Renato;del “Don Guanella”, diretto da BRUNO Antonio;del “Rione Berlingieri”, diretto da CARELLA Luigi;del “Vasto”, diretto da CIRELLI Gennaro e da VARRIALE Giovanni Ciò sulla base di accordi di reciproco rispetto e strategie comuni con gli esponenti direttamente riconducibili alla famiglia mafiosa dei Contini, storicamente egemone nel quartiere Vasto) e dei Mallardo (promossa dallo stesso Francesco Mallardo congiuntamente al fratello Giuseppe Mallardo e diretta ed organizzata, nel corso del tempo, altresì da Giuseppe Dell’Aquila, Feliciano Mallardo, Francesco Napolitano, Raffaele Mallardo, Giuliano Amicone, Biagio Micillo, Domenico Pirozzi e Patrizio Picardi.  I quattro gruppi di Giugliano controllati dai Mallardo Poi ci sono numerosissimi altri affiliati suddivisi in plurime articolazioni operanti nel territorio di Giugliano ni Campania e zone limitrofe, individuati nel gruppo della zona Selcione, capeggiato da Giuseppe Dell’Aquila e diretto altresì da Patrizio Picardi e Domenico Pirozzi,gruppo dela  zona San Nicola, capeggiato da Feliciano Mallardo e diretto altresì da Francesco Napolitano e da Giuliano Amicone,gruppo della  area Cumana, capeggiato da Raffaele Mallardo,gruppo della  zona di Varcaturo-Lago Patria, capeggiata da Vincenzo D’Alterno e Giuseppe Ciccarelli; Accordi anche nei quartieri napoletani sottoposti alla egemonia del clan Contini, anche in tal caso in accordo con gli esponenti direttamente riconducibili ai Licciardi e ai Contini), nel rapporto con le quali famiglie l’associazione opera, anche mediante accordi finalizzati alla ripartizione dei proventi delle attività delittuose comuni. E comunque attraverso la preventiva concertazione di strategie e scelte criminali di interesse comune finalizzate ad assicurare tra l’altro la conservazione e il consolidamento dei vincoli di alleanza e di cooperazione criminosa delle famiglie mafiose componenti il “cartello” (Mallardo, Licciardi, Contini) con i gruppi camorristici gravitanti nell’orbita di influenza, di indirizzo e di controllo del suddetto cartello camorristico Cesarano, attivo nel quartiere Rione Kennedy di Secondigliano;Sacco Bocchetti, prima, e dei Grimaldi, poi, attivi nel quartiere di San Pietro a Patierno;Caiazzo- Alfano, attivo nei quartieri del Vomero e dell’Arenella;Panzuto-Frzziero, attivo nella zona di Chiaia-Mergellina;Calone, attivo nel quartiere di Posillipo;Vastarella, attivo nel quartiere della Sanità) E ancora ci sono le autonome organizzazioni camorristiche legate al cartello dell’Alleanza di Secondigliano da consolidati vincoli di alleanza (quali i gruppi camorristici dei Lo Russo dei quartieri di Miano, Piscinola e Chiaiano e dei Di Lauro, di Secondigliano, dei Sautto-Ciccarelli di Caivano, dei Moccia di Afragola e dei Casalesi del territorio casertano). E infine la cooperazione o di collegamento a fini criminosi (quali, ad esempio, la consorteria mafiosa degli Amato-Pagano di Secondigliano, Melito ed Arzano e dei Nuvoletta- Polverino di Marano di Napoli), contribuendo ciascun associato, in relazione al ruolo e ai compiti attribuiti, alla conservazione e all’accrescimento della forza intimidatrice propria del comune vincolo associativo e della diffusa condizione di assoggettamento ed omertà, interna ed esterna, che ne deriva, in funzione del perseguimento delle proprie finalità.  Il controllo delle attività economiche attraverso prestanome In primo luogo l’affermazione del controllo egemonico sul territorio e poiil controllo delle attività economiche (immobiliari, finanziarie, commerciali) anche attraverso la gestione, talvolta violenta e spesso monopolistica, di interi settori imprenditoriali e commerciali, effettuata sia direttamente da taluni affiliati che per il tramite di prestanome. (nella foto da sinistra Eduardo Contini, Patrizio Bosti, Francesco Mallardo, Maria Licciardi, Rita Aieta, Ettore Bosti e Nicola Rullo; sotto sempre da sinistra Alfredo De Feo, Giuseppe Ammendola, Antonio Aieta, Antonio Muscerino, Salvatore Botta e Vincenzo Tolomelli) Leggi AncheGiuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca” LEGGI TUTTO

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    Napoli, figlia e sorelle del boss nelle case popolari del rione Amicizia. I nomi dei 16 indagati

    La Procura di Napoli ha indagato 16 persone per l’occupazione abusiva di case popolari nel Rione Amicizia a Napoli. Tra gli indagati ci sono persone imparentate con i capi del clan Contini-Bosti, la potente organizzazione criminale della zona, fondatrice dell’Alleanza di SecondiglianoLe indagini sono state condotte dalla Squadra Mobile, dai Carabinieri e dalla Polizia Municipale. Sono state accertate 17 occupazioni abusive di alloggi popolari. In alcuni casi, gli appartamenti erano stati occupati da parenti dei boss, in altri da persone estranee alla criminalità ma legate a loro da vincoli di parentela o amicizia.
    Il caso della famiglia Bosti
    Il caso più eclatante riguarda l’alloggio della famiglia del boss Patrizio Bosti. L’appartamento era stato originariamente assegnato a un legittimo assegnatario, ma dopo la sua morte la vedova lo cedette abusivamente a Rita Aieta, moglie di Bosti. Al momento del sopralluogo, nell’appartamento c’era la figlia di Patrizio, Flora, con i figli piccoli.
    La donna, sposata con Marco Botta, attualmente detenuto ha spiegato – come riporta Il Roma – di risiedere là da 30 anni e ha esibito un bollettino di pagamento Iacp.
    In altri appartamenti vi erano Assunta e Rosaria Bosti, sorelle del boss. Ma anche Rosaria Manna (convivente di Salvatore Botta, nipote omonimo dello storico luogotenente dei Contini).
    Le altre occupazioni e le accuse
    In altri casi, gli abusi edilizi hanno riguardato la creazione di giardini all’aperto o l’unificazione di due appartamenti in uno solo.Gli indagati sono accusati di invasione di terreni ed edifici, reato aggravato dalla finalità mafiosa.
    Il GIP ha disposto il sequestro preventivo degli 17 alloggi abusivamente occupati.Gli indagati avranno la possibilità di difendersi dalle accuse nel corso del processo.
    I nomi degli indagati
    Flora Bosti, Rosaria Manna, Vincenzo Battimiello, Anna Aloia, Alberto Pesacane, Luisa Fisciantese, Assunta Bosti, Rosaria Bosti, Francesca Granato, Lucia Equatore, Vincenzo Madonna, Salvatore Del Luongo, Maria Procopio, Monica Di Guido, Concetta Acone, Antonio Procopio.
    La situazione del Rione Amicizia
    Il Rione Amicizia è un quartiere di Napoli da tempo sotto il controllo del clan Bosti-Contini. L’occupazione abusiva di case popolari è un problema diffuso in molte zone della città, e rappresenta un segno tangibile della presenza e del potere della criminalità organizzata.
    Le istituzioni stanno lavorando per contrastare questo fenomeno, ma la lotta è difficile e complessa. Sono necessari interventi a livello sociale, economico e culturale per sradicare la criminalità organizzata dai quartieri di Napoli.
    (nella foto le case popolari del rione amicizia e nei riquadri il boss Patrizio Bosti, la moglie Rita Aieta e la figlia Flora Bosti) LEGGI TUTTO