More stories

  • in

    Napoli, clochard ucciso nei giardinetti di viale Dohrn

    Un uomo, accoltellato alla gola, è stato trovato morto lungo viale Dohrn, nei giardinetti a due passi dal Lungomare di Napoli.PUBBLICITA

    Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine per avviare le indagini. Appena ricevuta la segnalazione, la Polizia di Stato è intervenuta prontamente con le volanti dell’ufficio prevenzione, insieme alla Guardia di Finanza.
    Punti Chiave ArticoloIl luogo del ritrovamento è stato immediatamente transennato per permettere agli investigatori di raccogliere tutte le possibili prove senza interferenze.  Si cercano immagini utili alle indagini dalle telecamere della zona Gli investigatori stanno ora lavorando per stabilire l’identità dell’uomo, probabilmente un clochard, e cercare di comprendere cosa possa essere successo. Le indagini si concentrano non solo sulla ricostruzione degli eventi precedenti all’accoltellamento, ma anche sulla ricerca di eventuali testimoni o telecamere di sicurezza che possano aver ripreso la scena del crimine.

    Il corpo è stato trovato nei giardinetti di viale Dohrn, una zona solitamente tranquilla e frequentata da famiglie e cittadini che approfittano della vicinanza al Lungomare di Napoli per passeggiate e attività ricreative.
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Napoli, la difesa dei vigilante del Policlinico: “Vanacore ci aggredì con una mazza”

    Inchiodati dalle chat e dalle intercettazioni i quattro vigilante del Policlinico di Napoli che la mattina dell’aprile scorso picchiarono a morte il 62enne di Vico Equense, Francesco Vanacore che chiedeva di entrare con l’auto per effettuare una visita cardiologica.PUBBLICITA

    Da ieri mattina, su disposizione del gip Nicola Marrone del Tribunale di Napoli sono finiti agli arresti domiciliari Gennaro Russano, 35enne di Maddaloni; Vincenzo D’Aiello, 50enne pure lui di Maddaloni; Antonio Pefetto, 31enne di Santa Maria Capua Vetere, Francesco Lizza, 49enne di Avellino.
    Il primo è colui che entrò in contrasto con Francesco Vanacore, E infatti è stato lui che ha spiegato al pm: “Mi aveva chiesto di fare accesso presso la corsia del Policlinico, ma non mi aveva spiegato che fosse un paziente cardiologico. Era privo di autorizzazione, quindi gli impedii di circolare in auto. Mi ha minacciato di scendere dall’auto e di uccidermi.
    La donna e l’accompagnatore alla guida hanno inutilmente tentato di bloccarlo, ma lui ha fatto in tempo a raggiungere una fioriera, dove aveva scorto una spranga (o una mazza da scopa) colpendomi al braccio e al fianco. Poi sono giunti i colleghi Perfetto, Lizza e D’Aiello”.
    Poi scattò la violenza nei confronti dell’uomo. Un’azione decisamente sproporzionata come ha scritto il gip “picchiato anche quando era riverso a terra”.
    (nella foto l’ingresso del Policlinico è da sinistra la vittima Francesco Vanacore e i quattro vigilante Gennaro Russano,Antonio Pefetto, Francesco Lizza e Vincenzo D’Aiello)

    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Impresa Italia al Parco dei Principi: 3-1 alla Francia

    Prima una partenza choc con un gol subito dopo 14 secondi poi una gara sontuosa con tre gol d’autore (soprattutto quello di Di Marco) che annichiliscono la Francia di Dechamps.PUBBLICITA

    Una vittoria netta e meritata: gli azzurri non hanno quasi mai sofferto il gioco dei francesi ma solo alcune folate dei campioni transalpini. Quella dell’Italia è una vera e propria impresa se si pensa ai valori in campo ad inizio gara.
    L’Italia di Luciano Spalletti quindi rinasce al Parco dei Principi contro la Francia e supera i transalpini dopo 16 anni.
    Dopo il gol lampo la reazione è stata immediata con la traversa di Frattesi e il pareggio capolavoro di Dimarco alla mezz’ora hanno fatto capire ai francesi che l’Italia era viva eccome.
    Nella ripresa ci pensano lo stesso Frattesi e Raspadori, entrato al posto di Pellegrini ad inizio secondo tempo, a chiudere il conto.
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Napoli, geloso della compagna minorenne la minaccia e accoltella il patrigno: arrestato

    Napoli. Minacce, violenze fisiche e piscologiche: sono stati anni infernali quelli vissuti da una ragazza minorenne.PUBBLICITA

    Tre anni in cui il suo ragazzo (ora ex) e padre del figlio ha esercitato continue pressione sulla ragazza minorenne e sulla famiglia.
    Causa la gelosia estrema da parte dell’uomo. E così stanca di subire si è rivolta alla polizia raccontando tutto.
    Stamane l’uomo è stato arrestato dalla polizia su richiesta della Procura della Repubblica – IV Sez. indagini- tutela delle fasce deboli della popolazione e violenza di genere, con le accuse di stalking aggravato e minacce reiterate nei confronti della sua ex compagna minorenne.
    La misura cautelare è stata emessa all’esito delle articolate e complesse indagini condotte dal Commissariato Vicaria- Mercato in relazione a numerosi episodi intercorsi nel periodo compreso tra Febbraio 2021 fino ad Agosto 2024.
    In particolare gli investigatori, attraverso l’acquisizione di file audio, screenshoot dei messaggi inoltrati alla parte offesa e sommarie informazione da persone informate dei fatti, sono riusciti a ricostruire l’esatta dinamica di quanto accaduto in questi tre anni.

    Gli agenti, infatti, hanno accertato che l’uomo, causa anche la forte gelosia, aveva più volte minacciato l’intero nucleo familiare della vittima, molestando la stessa con telefonate insistenti che culminavano anche con la minaccia di toglierle il bambino che avevano in comune, sottoponendola in tal modo a continue violenze psicologiche.
    In diverse occasione vi sono state anche aggressioni di natura fisica con l’accoltellamento del compagno della madre della vittima e passando alle vie di fatto anche nei confronti della minore che ha vissuto questo periodo in costante stato di ansia e di paura, vedendosi costretta a modificare le proprie abitudini di vita.
    L’indagato, rintracciato questa mattina nei pressi della sua abitazione, è stato quindi associato alla casa circondariale G. Salvia di Napoli-Poggioreale e messo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Napoli, crollo di Forcella: morto anche il terzo ferito

    L’esplosione nel cuore antico di Napoli ha fatto tre vittime nel quartiere di Forcella.PUBBLICITA

    L’incidente, avvenuto nel tardo pomeriggio di sabato in un basso , ha lasciato la comunità sgomenta e in lutto.
    Punti Chiave ArticoloTre uomini di origine bengalese, sono rimasti intrappolati tra le fiamme e le macerie. L’ultima vittima in ordine di tempo aveva 60 anni ed era ricoverato al Cardarelli con ustioni sul 65 per cento del corpo. Prima di lui erano morti un uomo di 41 e una di 43 anni. Nonostante i tempestivi interventi dei vigili del fuoco e del personale sanitario, per loro non c’è stato nulla da fare. Le cause dell’esplosione sono ancora al vaglio degli inquirenti, ma si sospetta un guasto ad una bombola di gas. Un quartiere in lutto Forcella, da sempre un quartiere popolare e multietnico, è oggi unita nel dolore. Amici e vicini dei tre uomini deceduti descrivono le vittime come persone tranquille e lavoratrici. “Erano bravissime persone, sempre disponibili ad aiutare gli altri”, racconta un residente, gli occhi lucidi. L’emergenza abitativa La tragedia di Forcella riaccende i riflettori sull’emergenza abitativa che affligge molti quartieri popolari di Napoli. L’appartamento dove si è verificata l’esplosione era in condizioni precarie, come denunciano da tempo gli abitanti della zona. “Questi incidenti non devono più accadere”, tuona [nome di un rappresentante locale], “è necessario intervenire con urgenza per garantire condizioni di vita dignitose a tutti i cittadini”.
    Le indagini La Procura di Napoli ha aperto un’inchiesta per disastro colposo. Gli inquirenti stanno acquisendo tutti gli elementi utili a ricostruire la dinamica dell’accaduto e a individuare eventuali responsabilità. Intanto, le famiglie delle vittime, assistite da avvocati, si preparano a presentare denuncia. LEGGI TUTTO

  • in

    Salerno, morto in ospedale il 59enne colpito dal virus “West Nile”

    E’ morto, in ospedale a Salerno dove era ricoverato nel reparto di rianimazione, il 59enne, già affetto da una patologia oncologica, cui era stata diagnosticata un’encefalite da ‘West Nile Virus’ lo scorso mese di agosto.PUBBLICITA

    Lo comunica il Comune di Altavilla Silentina, in provincia di Salerno dove risiedeva l’uomo, che affida a un post social un messaggio di cordoglio in cui si legge che “il nostro concittadino purtroppo non ce l’ha fatta.
    Nei giorni scorsi il suo nome era stato annoverato quale caso tra quanti, in Italia, erano stati colpiti dalla zanzara Culex”.
    “Tuttavia – viene aggiunto – la problematica si era evidenziata in una persona gia’ fortemente provata da una grave patologia oncologica che, malgrado le cure attente dei sanitari, non sono riuscite a preservarlo dalla morte. Ai familiari la nostra vicinanza e le nostre condoglianze”.
    Nel frattempo, ad Altavilla Silentina, gia’ ad agosto, i primi risultati delle analisi avevano escluso la presenza di zanzare Culex. Adesso, che “e’ stata effettuata un’ulteriore azione di cattura delle zanzare, attivita’ svolta dall’Istituto zooprofilattico e dall’Asl, l’esito e’ di zanzare Culex assenti”, fa sapere, sui social, il Comune, spiegando che “le trappole erano state posizionate sopra San Martino e anche in questa zona l’esito e’ negativo.
    Si procedera’ la prossima settimana a Borgo Carillia, con l’apposizione di nuove trappole e di un nuovo monitoraggio”.

    “I risultati ottenuti fino ad ora – viene osservato dall’Amministrazione comunale – ci confortano e ci fanno essere fiduciosi, pur rimanendo alta l’attenzione per scongiurare ogni pericolo. Restano in vigore le raccomandazioni gia’ comunicate, di non avere acqua stagnante o di non sostare in luoghi dove ve ne sia, usare repellenti quando si sta all’aperto, coprirsi con abiti chiari”.
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Sangiuliano piange al Tg1: “Con Boccia avevo una relazione, chiedo scusa a mia moglie”

    Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha dichiarato in un’intervista al Tg1 che la decisione di revocare l’incarico a Maria Rosaria Boccia è stata influenzata dalla loro relazione personale.PUBBLICITA

    “Avevamo una relazione, e anche per questo ho revocato l’incarico”, ha precisato il ministro. Ha inoltre sottolineato che non sono stati utilizzati fondi pubblici per le trasferte con Boccia, affermando: “Per lei non ho mai speso soldi pubblici, ho pagato tutto io”.
    Visibilmente emozionato, Sangiuliano si è scusato in lacrime con sua moglie e con la premier Giorgia Meloni per l’imbarazzo causato a loro e al governo. Nonostante abbia offerto le sue dimissioni, Meloni le ha respinte, con Sangiuliano che ha ribadito: “Non sono ricattabile”. Ha mostrato al direttore del Tg1, Gian Marco Chiocci, i suoi dati bancari e i biglietti di viaggio, confermando che le spese sono state sostenute personalmente.
    Durante la sua apparizione al Tg1, Sangiuliano ha detto che parlare di questo argomento è difficile perché si tratta di un rapporto personale e affettivo, ma ha ritenuto necessario fare chiarezza.
    Nel frattempo, Maria Rosaria Boccia aveva annunciato sui social di attendere la trasmissione con una confezione di popcorn, alludendo ironicamente alla situazione. Tuttavia, la sua prima reazione non è stata positiva: “Iniziamo a dire bugie”, ha commentato, ribadendo anch’essa di non essere ricattabile.
    Concludendo il suo intervento, Sangiuliano ha espresso il suo rammarico: “La prima persona a cui devo chiedere scusa, perché è una persona eccezionale, è mia moglie. Chiedo scusa a Meloni per l’imbarazzo procurato a lei e al governo, e ai miei collaboratori che si sono trovati coinvolti nella vicenda”.

    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Napoli, arsenale dei clan scoperto e sequestrato al rione Sanità

    Nell’arsenale rinvenuto nel quartiere Sanità dai Carabinieri della stazione di Napoli Stella, figura anche un AK-47. Un Kalashnikov in perfetto stato di funzionamento, completo del suo caricatore a “banana”.PUBBLICITA

    La scoperta è avvenuta durante un controllo del territorio, nello scantinato di un edificio situato in Vico Lammatari.
    Oltre al celebre fucile d’assalto russo, sono stati trovati un fucile a canne mozze e un fucile da caccia a canne sovrapposte, rispettivamente rubati a Giffoni Vallepiana e Brescia.
    Inoltre, sono state rinvenute due pistole Beretta calibro 6,35, una Beretta 98FS e 113 proiettili di diversi calibri.
    Tutti i reperti sono stati sequestrati e saranno sottoposti a esami balistici per determinare se siano stati impiegati in crimini violenti.
    Spetterà alla sezione di investigazioni scientifiche verificare la presenza di impronte digitali sui materiali sequestrati, utili per identificare chi li ha maneggiati.

    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Camorra, il clan di Aldo Picca: una dinasty familiare. Il ruolo di fratelli e figlie

    Sono complessivamente 53 gli indagati dell’inchiesta sul clan che il boss Aldo Picca di Teverola aveva deciso di riorganizzare insieme con Nicola Di Martino per prendersi lo spazio lasciato libero dai Casalesi.PUBBLICITA

    A Teverola, a Carinaro aveva imposto il pizzo a tutti i commercianti, aveva deciso di investire nel business delle imprese ma anche nel traffico di droga. E per farlo avevano coinvolto anche i familiari: dai fratelli ai figli.
    Punti Chiave ArticoloI cui nomi compaiano tra gli arrestati e gli indagati nelle oltre 600 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Marco Carbone del tribunale di Napoli, su richiesta del sostituto procuratore Simona Belluccio della Dda partenopea. Sono tutti accusati di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione di armi, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Ci sono i tre fratelli di Aldo Picca ovvero Luigi, Raffaele e Giuseppe. E poi le due figlie Cira e Laura. La prima 45enne, colpita da divieto di dimora nel comune di residenza, e la seconda 41enne, indagata a piede libero. E ancora un altro parente Giovanni Picca di 41 anni. Era un sorvegliato speciale il boss di Teverola, Aldo Picca, quando dall’aprile 2021 fino all’aprile 2023, ha iniziato a seminare il terrore tra i commercianti della zona, imponendo un vero e proprio monopolio delle slot machine.
    Ben 7 i titolari di bar e pasticcerie, perlopiù con sedi a Teverola, che sono stati costretti a sottoscrivere dei contratti per l’installazione di slot machine all’interno dei loro esercizi commerciali e a consegnargli una percentuale dei proventi derivanti dalle giocate. Nel gruppo di vertice della cosca figurano anche Salvatore De Santis, Carmine Di Tella, Giuseppe Laudadio, Giuseppe Sarno, Francesco De Chiara, Antonio Zuppa e Michele Vinciguerra svolgevano un ruolo operativo essenziale, coordinando le attività estorsive a cantieri, commercianti, nonché l’imposizione di apparecchi slot-machine e determinati istituti di vigilanza controllati dalla camorra. Il reggente, durante i periodi di detenzione, si alternava con Nicola Di Martino per impartire le direttive ai sodali. Riguardo alle condotte estorsive, i commercianti erano costretti non solo a versare i proventi delle giocate ma anche a rifornirsi delle macchinette dagli ‘amici del clan’. La somma di 150 euro era quanto l’estorto doveva versare allo scagnozzo di turno. Le indagini, svolte dal 2021 al 2023, incentrate sui territori dei Comuni di Teverola e Carinaro, hanno permesso, attraverso attività di intercettazioni telefoniche e ambientali, l’analisi dei tabulati e i servizi di osservazione e pedinamento, di accertare come Aldo Picca, esponente di spicco della camorra locale e cognato di Giuseppe Quadrano (killer di Don Peppe Diana), tornato in libertà dopo 19 anni di detenzione, abbia avviato una serie di attività criminali per riaffermare il “diritto” di gestire le attività illecite su una fetta dell’agro aversano, senza sottostare alle fazioni del clan dei casalesi. Le attività illecite accertate includevano estorsioni a imprenditori e titolari di esercizi commerciali, l’imposizione di istituti di vigilanza privata e di slot-machine in bar, locali e sale slot, forniti da società a loro riconducibili o compiacenti. È stato anche accertato il tentativo di imporre i servizi di onoranze funebri. Il sodalizio criminale disponeva di armi per intimidire le vittime e i rivali. È emerso che l’associazione traeva buona parte dei suoi introiti illeciti dalla compravendita di sostanze stupefacenti, quasi in regime di monopolio, inondando di cocaina, hashish e marijuana i territori sotto il proprio controllo. Sono stati registrati casi di acquirenti che, non rispettando i pagamenti, venivano resi vittime di pestaggi e privazioni di beni personali. Contestualmente all’esecuzione dell’ordinanza di custodia, è stato notificato un decreto di sequestro di beni mobili e quote societarie per un valore di oltre 1 milione di euro. Ordinanza cautelare in carcere: Aldo PiccaNicola Di MartinoSalvatore De SantisRaffaele Di TellaGiovanni PiccaFrancesco De ChiaraAntonio ZuppaAntimo CeparanoSalvatore MuscarielloVeronika ViatkinaAntonio ZaccarielloMichele VinciguerraRaffaele SantoroLuigi StellatoCristian Pio IntelligenzaAntonio RegaAngelo RegaVincenzo MottolaEnrico Della GattaSalvatore PasquaNicola PoddaGiuseppe SarnoFabio Della VolpeLuigi AbategiovanniMarco BoscoFabio BuffardoBruno FrascarinoCarmine SfocoArmando SocialeRossano SpinosaOmar SchaivoneGiuseppe Lama Ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari Carmine Di TellaTobia AbategiovanniNatalia Watanabe Gomes Divieto di dimora in Campania Giuseppe PiccaRaffaele PiccaCira PiccaAlessio ArbolinoGiuseppe LaudadioDario Giovanni CasertaLorenzo Griffo (nella foto i due reggenti del clan: Aldo Picca e Nicola De Martino) Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Maxi blitz anti camorra a Caserta: 40 arresti

    PUBBLICITA

    I Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta, sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di oltre 40 persone.
    Sono accusati di reati quali associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione di armi, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.
    Tra gli arrestati si trova anche un esponente di spicco di un gruppo camorristico operante nella provincia di Caserta.
    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Pianura, Gennaro Remondino ucciso come un boss a soli 20 anni

    Napoli. Per lui l’appuntamento con la morte era stato solo rimandato e così due anni dopo e a soli 20 anni Gennaro Remondino è stato ucciso come un boss e nel peggiore dei modi.PUBBLICITA

    Prima tre proiettili e poi i killer hanno tentato di far sparire per sempre il suo corpo bruciandolo.
    La squadra mobile della Questura di Napoli ha identificato il cadavere scoperto tra le sterpaglie bruciate in via Torre Poerio, nella zona di Pianura.
    Si tratta di una zona di campagna in stato di abbandono vicino via Montagna Spaccata, una strada che conduce verso la zona dei Pisani e  a Quarto.
    Venerdi’ sera l’allarme lanciato dai residenti per l’incendio e questa mattina la macabra scoperta del cadavere dato alle fiamme che aveva tre fori di proiettile. Chiara la matrice camorristica del delitto.
    A suo carico un piccolo precedente, nessuna condanna, ma gli investigatori lo inquadrano come legato al clan Santagata di recente colpito da arresti da parte delle forze dell’ordine.

    La giovane vittima è il figlio di Salvatore Ramondino, elemento di spicco della camorra locale. Due anni fa aveva già subito un agguato a Varcaturo: nella circostanza era stato ferito a colpi di pistola a un ginocchio e a un braccio.
    La squadra mobile di Napoli, sotto il coordinamento della Dda sta conducendo le indagini per risalire agli autori e scoprire cosa possa aver portato ad una esecuzione così efferata nei confronti di un giovane.

    Leggi Anche LEGGI TUTTO

  • in

    Ucciso a Pianura: il cadavere bruciato è di un 20enne legato ai clan

    La Squadra Mobile di Napoli ha fatto luce sull’orribile ritrovamento in via Torre Poerio, a Pianura: il corpo carbonizzato rinvenuto tra le sterpaglie appartiene a  un ventenne del quartiere, già noto alle forze dell’ordine per piccoli reati legati alla criminalità locale.PUBBLICITA

    L’autopsia, un esame fondamentale per ricostruire la dinamica dell’omicidio, ha rivelato la presenza di tre colpi d’arma da fuoco sul corpo della vittima.
    Gli esperti legali sono ora al lavoro per stabilire il calibro dell’arma utilizzata e la sequenza degli spari, elementi cruciali per tracciare un profilo dell’aggressore.
    Un punto ancora da chiarire è se i colpi siano stati esplosi prima o dopo l’incendio: gli investigatori stanno analizzando attentamente le tracce di sparo e le lesioni da fuoco per cercare di stabilire la sequenza temporale degli eventi.
    L’incendio, verosimilmente appiccato intenzionalmente per cancellare le tracce del delitto, ha reso più complessa l’opera degli inquirenti.
    I vigili del fuoco, intervenuti sul posto, hanno raccolto campioni di liquido infiammabile e altre tracce che potrebbero rivelarsi determinanti per identificare l’arma del delitto o l’accelerante utilizzato.

     Si segue la pista del regolamento dei conti tra clan
    Il movente dell’omicidio rimane ancora un mistero. Gli investigatori stanno vagliando diverse piste, tra cui quella di un regolamento di conti legato alle attività criminali del giovane o quella di una vendetta personale.
    Le indagini sono concentrate sull’analisi delle ultime ore di vita della vittima: gli inquirenti stanno interrogando amici, parenti e conoscenti per ricostruire i suoi movimenti e individuare eventuali sospetti.
    Un ruolo fondamentale è affidato all’esame del cellulare della vittima, che potrebbe contenere preziose informazioni sulle sue ultime conversazioni e sui suoi appuntamenti.

    Leggi Anche LEGGI TUTTO