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    Messina Denaro, arrestato anche il medico di base Alfonso Tumbarello

    Arrestato dai carabinieri il medico di base Alfonso Tumbarello, indagato con l’accusa di avere favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro.
    Tumbarello, secondo l’accusa, avrebbe redatto le ricette per consentire ad Andrea Bonafede, l’alias utilizzato da Messina Denaro, di accedere alle cure del servizio sanitario per combattere il cancro. L’arresto del medico è stato disposto dal gip di Palermo Alfredo Montalto, che ha accolto la richiesta della Dda di Palermo.
     Messina Denaro, con Tumbarello arrestato anche un cugino omonimo di Alfonso Bonafede
    E’ accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e falso ideologico. L’arresto è stato disposto dalla procura di Palermo ed eseguito dai carabinieri del Ros. Oltre al medico è stato arrestato anche un altro Andrea Bonafede, cugino e omonimo del geometra di Campobello di Mazara che ha prestato la propria identità al boss.
    Al cugino di Bonafede sono contestati i reati di favoreggiamento e la procurata inosservanza di pena aggravati dall’aver favorito Cosa Nostra.
    “Tumbarello ha personalmente visitato il paziente Matteo Messina Denaro, raccolto l’anamnesi, indicatogli un percorso terapeutico, poi seguito con estrema attenzione, prescritto in più di un centinaio di occasioni farmaci e analisi mediche, per patologie molto gravi, di cui effettivamente soffriva e soffre il boss, intestandole ad uno proprio assistito, che in realtà godeva di ottima salute”.
    Il medico di base conosceva la vera identità di Messina Denaro LEGGI TUTTO

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    Messina Denaro, perquisita la casa dell’ex amante

    I carabinieri del Ros stanno perquisendo, a Bagheria, le abitazioni di Maria Mesi, ex amante del boss Matteo Messina Denaro, e del fratello Francesco. Entrambi sono stati indagati, in passato, per aver favorito la latitanza del capomafia. Francesco Mesi patteggiò la pena.
    La donna venne arrestata il 14 giugno del 2000. Insieme a lei finirono in carcere altre due persone accusate di essere intestatarie del contratto di affitto di un appartamento in cui Messina Denaro si nascondeva ad Aspra, nel palermitano. Maria Mesi fu condannata in primo e in secondo grado per favoreggiamento aggravato alla mafia.
    La Cassazione annullò l’aggravante sostenendo che il rapporto sentimentale con il boss escludesse l’agevolazione di Cosa nostra. Gli investigatori trovarono diverse lettere d’amore che il capomafia e la donna si erano scambiati.
    Due le donne che hanno frequentato il boss Matteo Messina Denaro
    Sarebbero due le donne che avrebbero frequentato il boss Matteo Messina Denaro negli ultimi mesi. Una di loro si e’ presentata spontaneamente alla stazione dei carabinieri di Campobello di Mazara, riferendo di non avere mai saputa la reale identita’ del uomo.
    Ma ce ne sarebbe almeno un’altra che ha intrattenuto una relazione clandestina con l’ex latitante. La prima sarebbe di Campobello di Mazara, il paese in provincia di Trapani in cui Messina Denaro ha vissuto negli ultimi mesi prima di essere arrestato dal Ros a Palermo, il 16 gennaio scorso.
    I pm che coordinano le indagini – il procuratore capo Maurizio de Lucia e l’aggiunto Paolo Guido – con i Ros tuttavia stanno verificando la versione fornita. Elementi utili potrebbero provenire dai telefoni sequestrati al boss su cui verranno compiuti gli accertamenti irripetibili per estrarne i dati contenuti.
    Mentre stamattina a Bagheria i carabinieri hanno eseguito una perquisizione in una abitazione che, in passato, avrebbe ospitato il boss latitante per incontrarsi con una donna con cui si frequentava. Ci sono l’abitazione di via Milwaukee ad Aspra, una casa di campagna e la torrefazione auguro gestita dai due mesi. LEGGI TUTTO

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    “Messina Denaro aveva un amante”: l’ultimo segreto nel covo del boss

    Matteo Messina Denaro aveva un amante. Ci sarebbe una donna nella vita del super boss latitante catturato la settimana scorsa.
    Una delle tante che avrebbe frequentato nel suo lungo periodo da ‘uccel di bosco’. Ma che forse più di tutte avrebbe occupato il suo cuore. La conferma concreta è arrivata durante le perquisizioni del covo di via Cb 31, a Campobello di Mazara, nel Trapanese.
    Qui gli inquirenti avrebbero infatti trovato indumenti da donna ed altri effetti personali. E, secondo chi indaga, non apparterebbero a qualcuno passato solo qualche ora da queste parti, ma che potrebbe aver addirittura convissuto con Messina Denaro.
    Il boss scriveva pensieri d’amore
    Forse anche a lei, come alle altre, il boss scriveva pensieri d’amore o riflessioni sulla vita nelle quali, da buon amante della filosofia, si dilettava. Chissà che non sia la stessa con cui era stato meno prudente, dopo aver saputo di essere gravemente malato. La sua identità è tuttavia al momento sconosciuta.
    Gli inquirenti sospettano che risieda a Campobello o in un paese vicino, ma sperano di saperne di più analizzando i telefonini presi a Messina Denaro al momento dell’arresto. Stando ad alcune ipotesi investigative, questa donna potrebbe aver dato al padrino anche un figlio, il secondo dopo Lorenza, avuta con Franca Alagna. LEGGI TUTTO

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    Nel covo di Messina Denaro magneti da frigo “Il padrino sono io”

    Foto di animali feroci, magneti da frigorifero con l’immagine di un boss in smoking che ricorda Al Pacino ne “Il padrino” e sotto scritto “il padrino sono io”, la foto attaccata alla parete di Al Pacino, sempre nel film di Francis Ford Coppola: sono alcune delle cose trovate nel covo di vicolo San Vito a Campobello di Mazara in cui si nascondeva nell’ultimo periodo di latitanza il boss Matteo Messina denaro.Oltre ai pizzini, documenti e carte, dunque, i carabinieri del Ros hanno trovato una serie di oggetti che si richiamano alla celebre pellicola.Ed emerge che il boss in clinica, in ospedale, negli studi medici si presentava con il nome di Andrea Bonafede, ma a Campobello di Mazara, il paese in cui ha trascorso l’ultimo periodo della latitanza, il boss Matteo Messina Denaro utilizzava un nome diverso.
    Un’accortezza, confermata dagli investigatori, che l’avrebbe aiutato a condurre una vita praticamente normale. Presentarsi in un centro di piccole dimensioni con l’identità di uno degli abitanti di Campobello, il geometra Andrea Bonafede, che gli ha prestato identità e documenti per potersi sottoporre alle cure mediche, non era prudente.
    E avrebbe potuto esporlo a rischi. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire l’ultimo periodo della latitanza – Messina Denaro sarebbe stato a Campobello almeno fin dal 2020 – comprese le generalità con le quali il boss si presentava alle persone e nei luoghi che frequentava in paese.
    Presentarsi in un centro di piccole dimensioni con l’identità di uno degli abitanti di Campobello, il geometra Andrea Bonafede, che gli ha prestato identità e documenti per potersi sottoporre alle cure mediche, non era prudente.
    E avrebbe potuto esporlo a rischi. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire l’ultimo periodo della latitanza – Messina Denaro sarebbe stato a Campobello almeno fin dal 2020 – comprese le generalità con le quali il boss si presentava alle persone e nei luoghi che frequentava in paese. LEGGI TUTTO

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    Matteo Messina Denaro, spuntano un figlio segreto e un’amante

    Si torna a parlare di un presunto figlio segreto per il boss Matteo Messina Denaro e anche di una amante che avrebbe convissuto con lui. Sono le ultime indiscrezioni che emergono dalle indagini e dalle perquisizioni che stanno portando avanti magistratura e forze dell’ordine nei covi dove ha vissuto il boss di Castelvetrano.
    Sembrerebbe che il latitante abbia vissuto per almeno gli ultimi 4 anni a Campobello di Mazara. Tra le ipotesi quella che Messina Denaro abbia vissuto lì dentro con questo ipotetico figlio segreto ed anche con l’amante. Nel corso delle perquisizioni sono stati infatti trovati abiti femminili. Campobello di Mazara resta l’epicentro delle attivita’ degli investigatori.
    Qui l’ex latitante Matteo Messina Denaro avrebbe vissuto stabilmente per almeno quattro anni, utilizzando anche un’altra identita’, quella di ‘Francesco’. Un altro alias, dunque, per il boss che ha usato l’identita’ di Andrea Bonafede a esempio per sottoporsi alle cure chemioterapiche presso la clinica privata di Palermo. Dal 2019 sembrerebbe che Messina Denaro abbia vissuto nell’abitazione di via San Giovanni e negli ultimi sei mesi in quella di vicolo San Vito, il primo rifugio scoperto dopo la cattura, oggi scandagliato piu’ in profondita’ dai carabinieri dello Squadrone Cacciatori Sicilia.
    Due giorni fa era stata ritrovata l’Alfa Romeo Giulietta nera di cui erano state trovate le chiavi nel borsello del boss, al momento dell’arresto avvenuto il 16 gennaio. La vettura e’ stata rinvenuta dagli investigatori della polizia a pochi passi dall’abitazione di Giovanni Luppino, l’autista di fiducia di Messina Denaro; lo stesso Luppino ai magistrati avrebbe detto che lo conosceva come ‘Francesco’. LEGGI TUTTO

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    Trovata l’auto di Matteo Messina Denaro, il boss studiava Putin

    La Polizia di Stato ha trovato vicino al terzo “covo” l’auto del boss Matteo Messina Denaro. In corso la perquisizione della vettura, un’Alfa Romeo Giulietta. L’auto  è stata ritrovata nei pressi dell’abitazione di Giovanni Luppino, l’autista del capomafia arrestato con lui lunedì mattina. Era stato propri Luppino ad accompagnare il boss in clinica.
    Secondo gli investigatori, all’alba di lunedì il boss avrebbe lasciato la sua Giulietta vicino all’abitazione di Luppino e con la Bravo dell’uomo incensurato hanno raggiunto Palermo.
    Gli investigatori sono riusciti a trovare l’automobile perché nel borsello trovato al capomafia dopo l’arresto c’era una chiave. Dal codice della chiave, i pm sono arrivati alla Giulietta, poi gli investigatori hanno ricostruito, grazie un sistema di intelligenza artificiale, gli spostamenti del veicolo del capo mafia risalendo al suo nascondiglio di vicolo San Vito.
    Dell’Alfa Romeo Giulietta di colore scuro erano state trovate le chiavi nel borsello del boss, al momento dell’arresto avvenuto il 16 gennaio presso una clinica privata di Palermo.
    La macchina e’ stata rinvenuta dagli investigatori della Polizia a pochi passi dall’abitazione di Giovanni Luppino, a Campobello di Mazara, l’autista di fiducia di Messina Denaro, che lo hai poi condotto nel capoluogo siciliano con la sua vettura, una Fiat Brava. Le indagini sono coordinate dal procuratore capo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido.
     I biglietti aerei per le vacanze e il libro su Putin
    Investigatori e magistrati proseguono l’analisi dei reperti ritrovati nel covo del boss Matteo Messina Denaro di vicolo San Vito (ex CB31) a Campobello di Mazara. Oltre a scontrini, biglietti aerei con destinazioni varie, tra cui Inghilterra, Sud America, nell’ultima casa abitata dal boss che e’ stato latitante per 30 anni, sono stati ritrovati numerosi libri, anche storici, tra cui uno sul premier russo Putin. LEGGI TUTTO

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    Matteo Messina Denaro, trovato il terzo covo

    Scoperto il terzo covo di Matteo Messina Denaro. Si tratta di un appartamento, vuoto, in cui il boss abitava prima di trasferirsi nella casa di vicolo San Vito, sempre a Campobello di Mazara.
    La Polizia di Stato è riuscita ad arrivare al covo attraverso chi gli ha fatto il trasloco, per andare nella casa in cui ha vissuto fino a pochi giorni fa. Se n’è andato da quella abitazione ai primi di giugno.
    Il terzo covo è stato perquisito. Secondo quanto si apprende è vuoto. L’appartamento è in vendita. Gli inquirenti stanno accertando chi sia il proprietario.
    “L’indagato ha certamente contribuito, in senso materiale e causale, alla prosecuzione della latitanza di Matteo Messina Denaro. Facendogli da autista e accompagnatore personale, infatti, ha certamente garantito a questi possibilità di spostamento in via riservata senza necessità di dovere ricorrere a mezzi di locomozione direttamente condotti dallo stesso latitante o mezzi di locomozione pubblici o privati che potessero in qualche modo ‘esporlo’ alla cattura”.
    E’ quanto si legge nella richiesta di custodia cautelare in carcere fatta dalla Procura di Palermo nei confronti Giovanni Luppino, autista del boss Messina Denaro.
    E ancora: “Nessun dubbio di sorta poi può emergere in ordine ai requisiti di pericolosità del soggetto e di gravità del fatto”. Lo scrivono i pm della Dda di Palermo nella richiesta di convalida per Giovanni Luppino, l’autista di Messina Denaro.
    “Risulta la persona più vicina allo storico capo mafia trapanese su cui forze di PG e magistratura siano riusciti ad oggi a mettere le mani, collaboratore certamente fidato di uno degli ultimi storici capi della stagione stragista e terroristico mafiosa dell’organizzazione cosa nostra, fino ad oggi capace di mantenere l’anonimato e il suo stesso stato di latitanza a fronte di centinaia di arresti di fiancheggiatori e decine di prossimi congiunti, verosimilmente custode di verità inerenti le pagine più cupe della storia repubblicana”, si legge e sottolineando come “solo questo consente di ritenere contemporaneamente integrati tanto la pericolosità del soggetto quanto la gravità dei fatti per cui si procede”. LEGGI TUTTO

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    Matteo Messina Denaro: individuato il secondo covo del boss

    Sarebbe stato individuato il secondo covo utilizzato dal boss Matteo Messina Denaro.
    Si tratterebbe di una sorta di bunker realizzato all’interno di un’altra abitazione che si trova nella stessa area di Campobello di Mazara dove ieri era stato trovato il primo covo del boss arrestato lunedì
    Non è ancora chiaro se si tratti del luogo in cui il capomafia nasconde il suo tesoro: documenti riservati, pizzini, soldi che i magistrati cercano.
    Lo scopriranno i carabinieri dopo la perquisizione del bunker appena scoperto, che si trova a circa 300 metri dall’abitazione in vicolo San Vito. Gli investigatori stanno attendendo l’arrivo del magistrato.
    E’ fissata per domani l’udienza di convalida di Giovanni Luppino, il commerciante di olive incensurato, alla guida dell’auto che due giorni fa ha condotto Matteo Messina Denaro presso la clinica La Maddalena di Palermo, dove era in cura per una forma aggressiva e avanzata di cancro al colon.
    L’uomo, arrestato insieme all’ex latitante, dovra’ rispondere, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, di favoreggiamento aggravato. LEGGI TUTTO

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    Matteo Messina Denaro, indagini su medici e agenda ritrovata nel covo

    Riflessioni sulla vita e sull’amore, le date degli incontri con la figlia, brani di lettere ricopiati tutti da interpretare, i medici che lo hanno avuto in cura.C’è molto materiale nell’agenda trovata la notte tra lunedì e martedì nella casa in cui il boss Matteo Messina Denaro, arrestato due giorni fa, ha trascorso l’ultimo anno della sua latitanza.
    Nell’appartamento di vicolo San Vito,a Campobello di Mazara, non sarebbero stati scoperti documenti esplosivi o carte compromettenti – cosa che spinge i pm a pensare che ci sia un altro covo in cui il boss teneva le cose riservate- ma l’agenda potrebbe dare spunti investigativi importanti.
    Come i tantissimi documenti sanitari- referti di visite specialistiche, molte oculistiche, sostenute da Messina Denaro negli anni – recuperati in uno scatolone. Le cartelle mediche dimostrano che il capomafia, incastrato proprio grazie all’inchiesta sulla gravi patologie di cui soffre, durante la latitanza ha incontrato diversi dottori.
     Indagini anche su un oncologo di Trapani
    Uno, Alfonso Tumbarello, medico di base di Campobello di Mazara è indagato per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena, altri saranno presto sentiti. Come un oncologo di Trapani che lo aveva curato. Ma la caccia ai fiancheggiatori è solo all’inizio.
    Matteo Messina Denaro: domani convalida arresto fiancheggiatore
    E’ fissata per domani mattina, probabilmente nel carcere Pagliarelli di Palermo, l’udienza di convalida dell’arresto di Giovanni Luppino, agricoltore 59enne di Campobello di Mazara finito in manette lunedì scorso dopo aver accompagnato il boss Messina Denaro nella clinica palermitana i cui il capomafia doveva sottoporsi a delle cure.
    Luppino, che sarà interrogato dal gip, alla presenza del pm della Dda Piero Padova, è accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena. Al giudice dovrà spiegare i suoi rapporti con il padrino ricercato per trent’anni.
    Il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia: “Cosa Nostra è nei salotti buoni”
    “La mafia ha sempre avuto rapporti strettissimi con una parte della società che, per semplificare, abbiamo definito borghesia mafiosa. Parlo del mondo delle professioni, dell’imprenditoria, della politica.
    Ovviamente alludo a singole complicità e non è mia intenzione generalizzare, ma è innegabile che Cosa nostra abbia prosperato, si sia consolidata e diffusa così nel profondo nella nostra terra, anche grazie a quella zona grigia, quella terra di mezzo che a volte ha chiuso gli occhi, fingendo di non vedere.
    E altre ha avuto invece un ruolo di co protagonista nella storia cri minale del Paese. Non dico nulla di nuovo. Parlo di dati consolidati, acquisiti fin dai tempi del maxiprocesso istruito da Giovanni Falcone”.
    Quindi – è la domanda posta dal Corriere della Sera al procuratore di Palermo Maurizio De Lucia – Messina Denaro è riuscito a restare libero, nonostante da anni centinaia di uomini delle forze dell’ordine e tanti magistrati gli dessero la caccia, grazie alla borghesia mafiosa? “Non è così semplice.
    Dico che in una latitanza così lunga certamente le connivenze di determinati ambiti sociali sono state utili. Ovviamente Messina Denaro ha goduto di un appoggio molto ampio, non solo di certa borghesia”.
    “Siamo davanti a un rapporto simbiotico, utile per entrambi i partner direi. La borghesia ne ha tratto vantaggio in termini di protezione e anche economici. Cosa nostra è riuscita così a entrare nei salotti buoni dove si discute di affari, finanziamenti, appalti, dove si decidono le politiche pubbliche”. LEGGI TUTTO

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    Matteo Messina Denaro, nel covo di proprietà di Bonafede anche Viagra

    Viagra e preservativi, scarpe e orologi di lusso, un televisore di ultima generazione e vestiti griffati.Questi gli oggetti ritrovati secondo quanto si apprende nell’appartamento di via CB31, a Campobello di Mazara, dove viveva “da almeno sei mesi” il boss arrestato ieri Matteo Messina Denaro.
    L’appartamento di Campobello di Mazara che era utilizzato da Matteo Messina Denaro secondo i primi accertamenti risulterebbe di proprieta’ di Andrea Bonafede, l’alias utilizzato dal boss anche per curarsi alla clinica privata “La Maddalena” dove ieri e’ stato arrestato. Andrea Bonafede, secondo fonti giudiziarie, e’ iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di favoreggiamento aggravato.
    “Matteo Messina Denaro abitava qui da almeno sei mesi”. Così il comandante provinciale dei carabinieri di Trapani Fabio Bottino parlando dell’appartamento – “ben ristrutturato” – in cui viveva il boss in queste ore oggetto di perquisizioni e accertamenti. I carabinieri sono al lavoro per rilevare eventuali nascondigli. “Un lavoro per il quale occorreranno giorni”
    “Non faceva una vita monastica, in stile Provenzano cosi’ per fare un esempio”, conferma il procuratore aggiunto Paolo Guido. Avrebbe anche avuto diverse frequentazioni con donne, il boss Matteo Messina Denaro, oltre a girare “indisturbato” per locali e ristoranti. Il boss usciva indisturbato e nessuno, neanche tra i vicini, sembrava conoscerlo.
    L’appartamento di Campobello – secondo i primi accertamenti – risulterebbe di proprieta’ di Andrea Bonafede. Nell’appartamento – tra le altre cose – sarebbero state rinvenute “pillole” da utilizzare in occasioni “amorose”. Le indagini intanto proseguono per verificare e individuare la rete dei favoreggiatori: dal medico Alfonso Tumbarello, 70enne medico di Campobello di Mazara, che ha effettuato le prescrizioni mediche per le cure anticancro; ad Andrea Bonafede, iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di favoreggiamento aggravato.
    Il medico indagato fu candidato alle regionali con Cuffaro
    Il medico Alfonso Tumbarello, 70 anni, indagato nell’ambito dell’arresto di Matteo Messina Denaro per aver fatto ad Andrea Bonafede, l’alias del boss, prescrizioni e l’accesso alle visite oncologiche, si era candidato nelle elezioni amministrative del 2011 a sindaco di Campobello Di Mazara (Trapani).
    Tumbarello era appoggiato dalla lista del Popolo delle Libertà e ottenne il 7,55% dei voti superando la stessa lista che prese il 3,92%. Precedentemente, nel 2006, il medico si candidò alle elezioni regionali nella lista (Casini-Udc) collegata a quella regionale “Per la Sicilia Cuffaro Presidente” senza essere eletto.
    Totò Cuffaro, attuale commissario regionale della Dc, condannato a 7 anni di carcere (scontati) per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, venne eletto presidente col 53% dei voti battendo Rita Borsellino col 41% e Nello Musumeci col 5,2%. Nel 2003 Tumbarello venne eletto nella lista Udc al consiglio provinciale di Trapani. Molte persone lo ricordano come un bravo pneumologo.
    Rinchiuso nel carcere del l’Aquila al carcere duro
    La Dda di Palermo ha chiesto l’applicazione formale del carcere duro, il 41 bis, per Matteo Messina Denaro, che da ieri sera si trova nel carcere dell’Aquila. L’istanza è firmata direttamente dal Procuratore Maurizio de Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido, che hanno coordinato l’inchiesta per la cattura. Toccherà adesso al ministro della Giustizia Nordio firmare il 41 bis. LEGGI TUTTO