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    L’allarme di Arcigay: 149 casi di violenza o discriminazione nell’ultimo anno

    Nell’ultimo anno sono stati registrati 149 casi di violenze o discriminazioni ai danni di persone LGBTQI+, con una media di uno ogni due giorni. L’allarme e i dati sono forniti da Arcigay, che tiene il conto degli articoli di stampa e, in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, stila un dettagliato elenco.Quest’anno si sono verificati anche tre omicidi: due vittime transgender a Cassino il 27 maggio 2023 e a Roma il 18 maggio 2023, e un uomo gay ucciso il 28 febbraio a Treviso da un minore.
    Inoltre, un ragazzino di 13 anni a Palermo si è suicidato a causa del bullismo omofobico, si è verificato uno stupro a Napoli e il pestaggio di Bruna, una donna trans, a Milano nel maggio 2023, aggredita da alcuni agenti della polizia locale.
    Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, ha dichiarato che “il report restituisce un racconto terribile dell’odio nel nostro Paese”.
    Uno dei fenomeni più allarmanti riguarda gli adescamenti di adulti gay tramite profili falsi sui social, che portano a incontri in cui le vittime vengono picchiate e rapinate. Questi episodi si sono verificati a Treviso, Firenze, Perugia, Trapani, L’Aquila e Foggia.
    Anche la famiglia non sempre è un luogo sicuro. Secondo un recente studio dell’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, il 18% delle persone LGBTQIA+ in Italia ha dichiarato di aver subito tentativi di “conversione” o “guarigione” dall’omosessualità, con la famiglia come principale luogo di queste violenze, quasi un caso su cinque.
    Per contrastare queste pratiche, oggi è partita la campagna “Meglio a Colori”, sostenuta da tutte le principali associazioni Arcobaleno, per raccogliere firme a favore di una proposta di legge che affermi “il diritto universale all’orientamento sessuale e all’identità di genere” e “per dire stop ai tentativi di conversione”.
    La campagna di comunicazione presenta tre storie: una ragazza di 16 anni portata dall’esorcista a Torino perché lesbica, un paziente non-binary costretto dalla psicologa a scegliere uno dei due generi, e un padre che ha cercato di far diventare eterosessuale il figlio.
    Oltre alla scuola, con episodi di bullismo e discriminazioni, Piazzoni sottolinea il “corpo a corpo nello spazio pubblico”, ovvero le storie di gay, lesbiche e trans cacciati da palestre, bar, e chi offre immobili in affitto, aggrediti e insultati in strada, in metro o in locali.
    Infine, Piazzoni critica la diffusione di fake news sull’omosessualità, come quelle che la descrivono come inesistente in natura o come una malattia curabile con la terapia di conversione.
    Egli conclude affermando che viviamo in tempi in cui un generale destituito per opinioni omofobe, misogine e razziste può candidarsi come capolista di un partito di maggioranza per il Parlamento europeo, indicando che “l’odiatore non solo è sdoganato, ma guida la fila”.
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    Napoli, allarme dei medici di famiglia: “Siamo a rischio aggressioni”

    Ernesto Esposito segretario Aziendale Smi Asl Napoli 1 centro in una lancia l’allarme sui medici di famiglia e sulle aggressioni.
    “Il clima e’ teso, le notizie false circolate sui media, la campagna contro la medicina generale iniziata dai primi di gennaio 2024 possono innescare come un fulmine a ciel sereno aggressioni fisiche e verbali immotivate contro i medici di famiglia .
    Consentiamo ai medici di lavorare serenamente in trincea in questo picco di covid e influenza senza interferire provocatoriamente nel precario equilibrio del rapporto medico paziente. 
    Lo Smi chiede alle istituzioni sanitarie preposte, alle forze dell’ordine, alla Prefettura di Napoli massima vigilanza per prevenire eventuali aggressioni fisiche ai medici di famiglia che potrebbero essere vittime di atti violenti conseguenziali alla diffusione di false accuse alla categoria e che sono quotidianamente a diretto contatto con la cittadinanza”.conclude la nota. LEGGI TUTTO

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    Napoli, ancora violenza in Pronto soccorso

    Si registrano in queste settimane ancora violenze a carico di operatori sanitari nei pronto soccorso della nostra regione. Si intensificano le richieste al Prefetto di Napoli di un intervento forte di presidi di pubblica sicurezza per maggiore controllo e tutela dell’ordine pubblico.Naturalmente inizia la protesta e la minaccia di sciopero da parte del sindacato degli infermieri a tutela degli operatori. Il quadro descritto delinea la grave situazione del Sistema Sanitario Nazionale che peggiora sempre di più.
    La difficoltà economica restringe le possibilità di cure adeguate, come se si vivesse costantemente in una situazione di emergenza/ urgenza. La carenza significativa di medici ed infermieri sottopone a turni lavorativi stressanti il personale dei pronto soccorso, che deve fronteggiare una marea di pazienti sintomatici ed urgenti.
    Di fronte a una situazione altamente critica, il silenzio della politica è assordante.La presidente del Consiglio peraltro afferma che l’autonomia potrà essere un volano positivo anche per il mezzogiorno, dimenticando che già attualmente esiste una migrazione notevole di pazienti verso il nord.
    Il gravoso handicap esistente sia delle strutture che del personale ha spostato enormi erogazioni finanziarie dalle regioni meridionali verso il settentrione, aumentando il gap già esistente.
    Nella sanità abbiamo già sperimentato con la pandemia da Covid 19 che le diverse programmazioni regionali hanno prodotto risultati contrastanti prevalentemente a vantaggio del nord. Allo stato attuale non si prevedono, nella manovra di bilancio, aumenti di finanziamento da parte del governo al S.S.N.
    In Campania non si percepiscono, d’altra parte, tentativi di organizzazione di medicina territoriale per affrontare le emergenze stagionali senza affollare gli ospedali. Attualmente di fronte all’aumento di ricoveri per polmoniti e Covid non è stato predisposto un piano per fronteggiare l’aumentata richiesta di cure da parte della collettività.
    La medicina territoriale è carente, non ha ancora una dimensione di organicità per poter affrontare e gestire l’emergenza; nel contempo gli ospedali ridiventano superaffollati determinando caos e favorendo gesti e atti di violenza contro il personale.
    Cosa dedurne? Che le risorse finanziarie governative destinate alla sanità pubblica sono insufficienti e che altrettanto si deve dire per il numero degli addetti. In alcune regioni si è riusciti ad organizzare i servizi con uno standard accettabile. In Campania, invece, proprio la mancanza di processi di organizzazione dei servizi, l’inefficienza del sistema diventa sempre più preoccupante ed inevitabilmente favorisce ingiustificati atti di violenza.
    Luigi Santini LEGGI TUTTO