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Belen contro la violenza sulle donne: “Vivo nel terrore di essere stuprata”
Belen testimonial mondiale del Denim Day, giornata istituita da Guess per i diritti delle donne, contro la violenza sulle donne: “Come tutte, vivo nel terrore di essere stuprata”
La showgirl Belen Rodriguez è la testimonial mondiale del marchio Guess e per la giornata istituita dal brand per i diritti delle donne, il Denim Day, ha parlato della violenza sulle sesso femminile e di come si debba lavorare ancora molto per la vera parità tra i sessi. È un argomento che le sta molto a cuore e a riguardo ha dichiarato: “L’incubo peggiore di tutte noi. E picchierei chi dice che è la donna a cercarsela: c’è ancora tanto maschilismo nel mondo, una vergogna”
Belen non accetterebbe che per molte persone la colpa della violenza sia ancora solo ed esclusivamente della donna:
“A questi qui, per la rabbia io li prenderei a botte! Forse si tratta di persone malate, da curare. Il punto è che non è tanto in ballo l’emancipazione: per me, l’abbiamo già conquistata da molti anni, non in tutte le culture, s’intende…Viaggiando vedo donne velate con i mariti vestiti all’occidentale. È una cosa che mi dà molto fastidio ma capisco: è un fatto culturale. Di sicuro, c’è ancora molto maschilismo nel mondo, ed è una vergogna. Pensa solo a quando una donna finisce una relazione con un uomo: è sempre lei la poco di buono, no?”Belen ci tiene molto ad educare il figlio Santiago e ad insegnarli che il rispetto per gli altri è fondamentale: “Siamo tutti uguali e con gli stessi diritti”.
Riguardo il suo rapporto con la propria femminilità, sembra che non rinneghi nulla:
“Ad una me stessa adolescente direi: ‘Sii più decisa, meno insicura e più rispettosa di te stessa in certe situazioni’. Anche se, sai che ti dico? Alla fine mi direi: ‘Non cambiare. Sbagliando s’impara e noi siamo la soluzione dei nostri problemi. Oggi mi applaudo da sola: sono diventata la donna che volevo essere‘.”ultimo aggiornamento: 29-02-2016
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Violenza sessuale e rapina: estradato ed arrestato un iracheno
Martedì 27 maggio la polizia ha messo fine alla fuga di un cittadino iracheno, colpito da ordinanza di carcerazione perché ritenuto responsabile di violenza sessuale e rapina in concorso ai danni di una donna italiana, fatti avvenuti nel luglio del 2019 nel territorio di Terracina. “Il soggetto al tempo dei fatti era stato, ad esito […] More



Oltraggio al magistrato durante il processo, donna di Gaeta assolta
Fonte: https://www.h24notizie.com/sezioni/cronaca-giudiziaria/feed/ More




Vanessa, strangolata dal compagno: un’altra tragica storia ad Amore Criminale
Ad Amore Criminale si racconta la storia di Vanessa Scialfa, strangolata dal compagno con un cavo della tv: un’altra tragica storia di violenza casalinga
Nella puntata di ieri sera di Amore Criminale, condotta da Barbara De Rossi, si è raccontata la storia di Vanessa Scialfa, giovane donna di Enna, uccisa dal compagno, Francesco Lo Presti, nel 2012.
Leggi anche: Amore Criminale: Barbara uccisa a coltellate dal fidanzato
Vanessa, siciliana, decide di trasferirsi ad Enna per vivere con il compagno Francesco e coronare il suo sogno d’amore. Si allontana così dalla famiglia e perde il lavoro, cosa che, a lungo andare, le pesa molto e la fa riflettere sulla sua relazione. In quel periodo inizia anche a notare l’eccessiva gelosia di Francesco, immotivata, che la infastidisce parecchio.
Cominciano i dissapori e le liti e, ad Amore Criminale raccontano che Vanessa stava pensando seriamente di andare via da quella casa che non la rendeva più felice.
Una sera a cena con i genitori di lei, Vanessa, in presenza di Francesco dice ad alta voce che lui le manca di rispetto e il padre le propone di restare a casa con loro, ma lei nonostante ciò decide di prendere Francesco e tornare per l’ultima volta nella casa dove morirà.
Il giorno dopo Vanessa si sveglia e fa le pulizie come ogni mattina e Francesco va al lavoro con l’intenzione di lincenziarsi senza dirlo alla compagna. Francesco torna quindi a casa prima del tempo e non trova Vanessa che è uscita per delle commissioni. L’uomo perde le staffe e fa uso di cocaina. Quando Vanessa torna scoppia la lite furiosa tanto che i vicini sembrano voler intervenire. Francesco si calma. Poco dopo Vanessa gli comunica che se ne andrà definitivamente, e lui perde il senno e la strangola con i cavi della tv, poi la finisce facendole inalare candeggina.
Dopo una serie di resistenze e fughe, Francesco Lo Presti confessa l’omicidio. Un’altra terribile storia di violenza domestica si conclude ad Amore Criminale.ultimo aggiornamento: 23-06-2015
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In molti dei dipinti esposti nella mostra “Artemisia Gentileschi a Napoli” ricorre il tema della donna che si prende la propria rivincita sull’uomo. L’artista era scappata da Roma dopo essere stata stuprata da Agostino Tassi
Aldo Cazzullo (foto di Carlo Furgeri Gilbert).
La mostra dell’anno è quella alle Gallerie d’Italia di Napoli, in via Toledo. Ed è dedicata ad Artemisia Gentileschi, in particolare al suo soggiorno napoletano.
Sono esposte 21 sue opere, che illustrano la parabola della “pittora”, come venne chiamata (la parola pittrice non esisteva): per la prima volta il pubblico italiano può ammirare capolavori come la Santa Caterina d’Alessandria di recente acquisita dalla National Gallery di Londra; inoltre, la stessa Santa del Nationalmuseum di Stoccolma o la Giuditta e l’ancella con la testa di Oloferne del Nasjonalmuseet di Oslo.Ecco poi le grandi e rare commissioni pubbliche della pittrice, dall’Annunciazione di Capodimonte a due delle tre monumentali tele realizzate per il coro della cattedrale di Pozzuoli, il San Gennaro nell’anfiteatro e I Santi Procolo e Nicea, quest’ultima restaurata per l’occasione.
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Ma c’è un aspetto non meno interessante, che va oltre le tele in mostra. Artemisia arriva a Napoli dopo un lungo girovagare, da Firenze a Venezia, al termine di una fuga infinita dalla sua città, Roma.
A Roma Artemisia aveva imparato a dipingere, e aveva conosciuto la violenza di Agostino Tassi. A Roma era stata torturata: perché, allora come oggi, era spesso la vittima dello stupro a salire sul banco degli imputati. Quel processo Artemisia lo vinse; ma il Papa graziò il condannato.
Anche per questo ricorre nella pittura di Artemisia il tema della donna che si prende la propria rivincita sull’uomo. Era una società profondamente ingiusta, questo lo sappiamo.
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Ci piace meno ricordare che sotto il fascismo le donne di fatto non potevano lavorare, che votarono per la prima volta nel 1946, che ancora negli anni ’50 non potevano entrare in magistratura, che la prima donna diventa ministra solo nel 1976, l’anno dopo l’abolizione dell’autorità maritale.
Il delitto d’onore resta in vigore fino al 1981, e fino al 1996 lo stupro era un reato contro la morale e non contro la persona. L’opera e la vita di Artemisia sono più che mai la battaglia di una pioniera.Ricevi news e aggiornamentisulle ultimetendenze beautydirettamente nella tua posta
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