in

Diritti: troppe discriminazioni e violenze per l’orientamento di genere

Violenze fisiche nel 20% dei casi, minacce e insulti nel 50%, e calunnie nell’80% dei casi. È il desolante quadro che emerge da “Ricerca sulle discriminazioni e sulle violenze determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere in Emilia-Romagna” effettuata dalla Regione Emilia-Romagna in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia dell’Università di Padova. I dati riguardano gli oltre mille questionari raccolti e le interviste fatte tanto a rappresentanti di associazioni LGBTQI+, quanto ai componenti del Tavolo tecnico con funzioni di Osservatorio regionale.

La ricerca è stata presentata oggi nel corso della commissione Parità presieduta da Federico Alessandro Amico, dall’assessora alle Pari opportunità Barbara Lori e dai sociologi Luca Trappolin e Paolo Gusmeroli dell’Ateneo di Padova.

Il 98,2% di chi ha risposto al questionario della ricerca è di nazionalità italiana e l’88% sono residenti in Emilia-Romagna. Dai questionari è emersa un’alta scolarizzazione per circa il 94% delle persone: con il 14,1 % di persone con formazione post-laurea, il 40,6% con laurea e il 39,4% con diploma di scuola media superiore.  Le persone che si sentono discriminate in ambito lavorativo sono il 20%, una percentuale che cresce al 24,8% se si guarda a chi rinuncia a proporsi per un lavoro temendo di venire bullizzato o discriminato.

Una persona su quattro tra quelle che hanno risposto al questionario ha subito almeno un’aggressione sessuale o fisica (l 25,8% del campione), mentre il 5,4% le ha subite entrambe. E cosa accade dopo le violenze? Circa la metà di coloro che cercano aiuto dopo un episodio di vittimizzazione lo fa parlandone con amici e familiari. Insomma, si ha paura di rendere pubblica la cosa perché si teme di non venire capiti. Una tendenza che è confermata anche dal fatto che il numero di coloro che non denunciano le discriminazioni subite: dal 44 al 56% del campione.

“Abbiamo voluto questa ricerca perché solo conoscendo e approfondendo i problemi si compie quel primo indispensabile primo passo per cominciare a risolverli, in primo luogo dando seguito alle leggi regionali in materia e facendo le giuste scelte amministrative, questa ricerca è un punto di partenza per il nostro lavoro”, spiega Lori, mentre il presidente Amico ha sottolinea l’importanza della ricerca come strumento per affermare una società con più diritti: “La ricerca -spiega- ci dà una chiara idea di come il nostro territorio sia anche accogliente e siamo impegnati per la convivenza civile tra le persone sul territorio”.

“I risultati che abbiamo acquisito sono molto rilevanti e contribuiscono a colmare il vuoto conoscitivo su questi temi che segna l’Italia: non si è trattato solo di una statistica, ma abbiamo contestualizzato il nostro lavoro alla luce dei racconti sulla violenza e la discriminazione che ci è stato consegnato dalle molte interviste in profondità raccolte”, spiegano i sociologi Luca Trappolin e Paolo Gusmeroli.

Dal canto suo Roberta Mori (Pd) ha ricordato come la ricerca confermi che c’è molto lavoro da fare sul tema della parità dei diritti e del contrasto alle discriminazioni e ha sottolineato come “la capacità della comunità LGBTQI+ di affrontare i temi è ammirevole: tocca anche alle Istituzioni intervenire e operare e lo si fa con la reciproca collaborazione, dobbiamo rafforzare la rete esistente e colmare gli spazi che ci sono”.

(Luca Molinari)


Parità, diritti e partecipazione

1 Giugno 2023



Fonte: https://cronacabianca.eu/feed/


Tagcloud:

L’Assemblea legislativa si riunisce il 6 e il 7 giugno

Sanità: cambiano le norme per l’accreditamento sanitario